Scrive Lidia Ravera: “Il bello di “Vieni via con me” è che tutti, ospiti e protagonista, leggono qualche cosa che hanno scritto. Quando si scrive le parole vengono cercate, provate, lustrate una per una, prima di depositarle sul foglio. Perché le parole scritte sono parole destinate a durare. Molto, poco…dipende. Ma certamente più delle parole dette. Si parla per comunicare informazioni e si scrive per comunicare emozioni”.
La scrittrice ha ragione. Avviene così anche con le innumerevoli conferenze stampa di questo governo. Si comunicano informazioni, ma nessuna parola scritta e quindi nessuna emozione.
Le informazioni vengono tradotte in parole scritte da parte dei giornalisti, professionisti (anche) della parola scritta. E se l’informazione data verbalmente, poi non piacerà all’informatore, lui stesso potrà sempre dire di essere stato frainteso.
Da qui discende l’imperativo berlusconiano: non leggete i giornali, dicono solo bugie, menzogne, sono inaffidabili, mistificatori, eccetera, eccetera, eccetera. Vale a dire informatevi solo attraverso le mie televisioni (tutte Rai e Mediaset), e così saprete la verità. Appunto sapremo la verità “volatile” della parola non scritta, vale a dire che ci lascieremo imbambolare dalle bordate di parole dette.
Informazione verbale vuol dire propaganda, ridurre la politica a comizio.
Il detto latino “scripta manent et verba volant” ha ancora valore ed è più che mai attuale, di questi tempi.
Anche noi, dei vari blog, facciamo sì che “scripta manent”. Orgogliosi? Sì.
[Una curiosità. Intanto che scrivevo queste parole, il mio computer si è messo a suonare una deliziosa campanella. Dovrò scoprire se ho toccato qualche tasto di cui non conosco la funzione, oppure se si è sentito orgoglioso anche lui].