Voto: 2-
“Ma mi faccia il piacere! Se ne vadi!” direbbe il grande Totò. Per una volta avrei dovuto dar retta al sciùr D’Orrico e spendere meglio i miei soldi. Robetta frivola e dozzinale, che pare scritta con le terga da una personcina insulsa, mai all’altezza di un’idea di partenza, quella sì, davvero seducente. Un libercolo che sembra il precursore delle 50 flatulenze vaginali (non per l'erotismo: per la vuotaggine), con l'aggravante di esser mascherato da Narrativa Vera. Dopo le prime pagine, incredulo di tanta banalità, superficiali-tà e pochezza, mi metto a piluccare saltabeccando qua e là per capire se sia il caso di continuare a infliggersi la lettura o non sia meglio buttare il libro nel cesso. Trovo l’irritante, fastidiosa, petu-lante espressioncina “convolare a giuste nozze”. Butto nel giusto cesso.
Voto: 2
Uno dei più meravigliosi e affascianti titoli di sempre per una zoppa, insulsa, oltraggiosa favoletta conformista e moralista, incentrata sulla presunta “redenzione” di un clochard a colpi di denaro, onore, lavoro e senso del decoro (io la chiamerei piuttosto “corruzione”). Il tutto, ovviamente, su un patetico sfondo provvidenzial-miracolistico che più goffo non potrebbe essere. Come se non bastasse, pare scritta da un bambino di sette anni, e neppure troppo sveglio, da tanto è zeppa di sciatterie, ripetizioni, ingenuità e melensaggini. In compenso l’editore si è fortemente adoperato per peggiorare la situazione, con tutta una serie di stucchevoli notarelle che ci spiegano non solo la geografia francese, ma addirittura che cosa diavolo sia un pernod! Non una sola riga degna di essere sottolineata e ricordata. Una storiella che pretende di essere edificante, ma si rivela demolitrice degli zebedei del lettore. Severamente sconsigliato ai minori. Severamente sconsigliato a chiunque. E immagino che di rimborsarmi il prezzo non se ne parli nemmeno. Solo sette euro, d’accordo. Ma era meglio berseli al bar.
Voto: 3
Pretenzioso, falso, furbetto, antipatico, intellettualoide, insulso, stereotipato, saputello, del tutto privo di autoironia (con quei ridicoli "pensieri profondi" considerati DAVVERO profondi!): è uno dei peggiori romanzi che abbia mai letto. Sulla totale odiosità delle due protagoniste, che la spocchiosa autrice vorrebbe a tutti i costi rendere simpatiche (e non era difficile: ci riuscirà benissimo, ad esempio, la regista del film, raro caso di pellicola che surclassa il romanzo da cui è tratta), hanno già riferito in molti. Allora mi limito a segnalare una delle (tante) magagne secondarie che ammorbano questo prodottino così venduto e così apprezzato: la stolida, indisponente, prefabbricata malagrazia delle troppe, estenuanti ripetizioni: alla ventesima volta, anche la povera "camelia sul muschio" incomincia a... puzzare. E a puzzare di brutto.
E voi? Vi è mai capitato fra le mani un libro così brutto da incazzarvi con voi stessi per averlo avventatamente com-prato, o con la persona che ve lo aveva consigliato?