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Le roi et l'oiseau

Creato il 28 maggio 2012 da Automaticjoy
Le roi et l'oiseauLe roi et l'oiseau
Paul Grimault
Francia, 1980
Il regno di Takicardie è governato dall'arrogante re Charles V + III = VIII + VIII = XVI, appassionato cacciatore, dispotico e pronto a sbarazzarsi di chiunque non si mostri d'accordo con le sue bizze. L'unico oppositore al suo regime è un uccello che vive coi suoi piccoli proprio sul castello del re. Il sovrano è affascinato dalla pastorella ritratta in un quadro custodito nelle sue stanze, la quale però pare prediligere lo spazzacamino del dipinto a fianco.
Le roi et l'oiseau, diretto da Paul Grimault, sceneggiato da Jacques Prévert e tratto dalla favola La pastorella e lo spazzacamino di Hans Christian Andersen, ha alle spalle una storia travagliata: la lavorazione, infatti, iniziò nel 1948 ma, per mancanza di fondi e screzi tra regista e produttori, fu portato a termine nella forma attuale solo nel 1980.
La storia è adatta a un pubblico infantile, ma offre all'occhio adulto numerosi riferimenti e simbologie, rendendo la visione interessante a ogni età. L'abbondanza di elementi onirici e la forza delle scenografie, inoltre, è in grado di sorprendere a ogni scena: così inseguimenti lunghi e narrativamente superflui diventano un modo per scoprire la strabiliante struttura della residenza reale, vero gioiello visionario.
Le roi et l'oiseauIl castello da solo meriterebbe lo spazio di una recensione. Sulla tradizionale struttura medievale si innestano innumerevoli elementi estranei dando vita a un'architettura che fonde meravigliosamente epoche e stili apparentemente inconciliabili. Capitelli classici, ori barocchi, echi arabeggianti, grattacieli e sotterranei che ricordano da vicino Metropolis di Fritz Lang e prospettive mutuate alla pittura metafisica di Giorgio de Chirico, il tutto circondato da un sistema di canali che richiama esplicitamente Venezia, con tanto di Palazzo Ducale e Ponte dei Sospiri: non si può mai sapere cosa si scoprirà girando l'angolo.
Il sogno fa irruzione nella realtà quando i personaggi dei dipinti escono dalle cornici e prendono vita, diventando protagonisti dell'azione. L'occhio sulla Storia rimane però spalancato: il re, il cui potere è fondato sul culto della personalità, pronuncia a un certo punto la frase "Le travail, c'est la liberté", allusione per nulla velata all'Arbeit macht frei dei campi di concentramento. La critica al nazismo e all'assolutismo in generale non sono le sole che si trovano nel film: a queste si aggiungono il disprezzo per il cieco servilismo e la smodata avidità, la diffidenza nei confronti dell'alientante lavoro in catena di montaggio, l'ingiustizia dell'allontanamento di invisibili e indesiderati, in breve si punta il dito contro molte delle piaghe della modernità incalzante, rendendo il messaggio di fondo ancora attuale e condivisibile.
Le roi et l'oiseau
Ci sarebbe molto altro da dire su un lungometraggio denso di significati, a tratti visivamente incredibile, traboccante di citazioni e rimandi, ancora in grado di stupire anche nell'epoca degli effetti speciali a profusione, ma non voglio rovinare la sorpresa: dovete vederlo e rimanere a bocca aperta voi stessi.
Se non vi bastasse il mio parere, vi dico anche che Le roi et l'oiseau ha influenzato l'opera di Hayao Miyazaki e Isao Takahata i quali, innamorati di questo film, lo distribuirono in Giappone. Vi ho convinti o no?
Voto: 8½

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