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Le tribolazioni di un pensatore fra i teisti

Creato il 12 aprile 2010 da Dragor

DDDDDDDDDDDDDD13347-music-business    Anche i pensatori piangono. Non  per le stesse ragioni dei teisti che credono a storie in  contrasto con la ragione più elementare, le blindano trasformandole in dogmi e tabù per impedire ogni critica e poi si lamentano per la mancanza di rispetto se qualcuno contesta i dogmi e viola i tabù, per fortuna limitandosi a dargli del maleducato visto che ormai non possono più bruciarlo vivo (e certamente non per loro scelta). No, per quanto ci riguarda  possono fare quello che vogliono. Siamo per la libertà. Se qualcuno prende i suoi desideri per realtà,  sono fatti suoi. Se continua a credere alle favole, ne ha il diritto. In fin dei conti in tutti noi si nasconde un Peter Pan, anche se qualcuno si sforza di diventare adulto.

 

   No, noi pensatori piangiamo per una semplice questione di spazio. Poiché abbiamo un certo rispetto per la specie umana alla quale ci onoriamo di appartenere, ci rattrista vederla offendere quello che ha di più prezioso: l’intelligenza. E non solo nei luoghi preposti a questa poco raccomandabile attività, cosa che potremmo tollerare fingendo di non vedere e di non sentire, ma dappertutto. Anche in quello che consideriamo il nostro spazio. Immaginate di essere un teista e di  sentire ogni giorno i media blaterare che la Resurrezione è una frottola, che la Sindone è un imbroglio, di vedere alla TV tizi che negano  l’esistenza di Dio, che contestano le verità rivelate sostenendo che all’autentica verità si arriva con un paziente lavoro di ricerca senza prendere scorciatoie piovute dal cielo, di leggere sulla prima pagina dei giornali articoli che smontano con inesorabile logica tutti i dogmi, i misteri e i tabù della religione. In breve, come se Dragor, Dawkins e altri famigerati pensatori avessero uno spazio permanente alla TV, sui giornali e perfino nelle chiese o nelle scuole religiose,  sconfinando nel vostro spazio, entrando nelle vostre case  e pompando soldi dalle vostre tasche per la loro propaganda. Immaginate tutto questo e avrete una pallida idea della sofferenza di noi pensatori.  Certo,  sappiamo sostenere i nostri argomenti e non  facciamo come i teisti che sono obbligati a trincerarsi dietro la barriera della fede per rifiutare il dialogo quando diventa troppo insidioso, per giunta con il timore che un argomento proibito scuota le loro certezze, ma soffriamo lo stesso.  Soffriamo vedendo ogni spazio pubblico, la TV, i giornali,  perfino la scuola di stato occupati da quelle che per noi sono superstizioni, spesso sostenute in malafede contro ogni evidenza per puri scopi commerciali. Occupati senza un’ombra di critica, senza nessuno che dica “questo è abuso di credulità popolare”, “questo si chiama prendere in giro la gente”, “queste sono frottole pseudostoriche confezionate ad hoc”, “questo è incoerente”, “questo è assurdo”, “questa è malafede.”  Tutto questo urta la nostra sensibilità.

 

   Vi cito 2 esempi. Primo, l’altra sera nel programma televisivo “Porta a Porta” condotto da quella viscida creatura che risponde al nome di Bruno Vespa si parlava dell’esorcismo. Da una parte un’impressionante parata di teisti  fra cui l’esorcista principale di Roma  Gabriele Amorth,  Vittorio Messori, Irene Pivetti e ovviamente Vespa. Dall’altra un solo pensatore, Piergiorgio Odifreddi, che sarà un bravo matematico ma è negato per i dibattiti e si fa regolarmente surclassare (forse è pagato per fare il punching ball). Be’, ho sofferto vedendo i sorrisetti di sufficienza con i quali lo trattavano persone che si credevano nel XVII secolo a Loudun e non  nel XXI secolo a Roma. Ho sofferto sentendo il conduttore definire gli atei “stravaganti”, come se pensare fosse una bizzarra eccezione. Ho sofferto vedendo l’aria seriosa e il solco in mezzo alla fronte con i quali delle persone presumibilmente coltivate parlavano di superstizioni come se fossero grandissime verità. Ho sofferto pensando che una di quelle persone era stata addirittura presidente della Camera. Ho sofferto vedendo il modo totalmente acritico con  il quale la televisione di Stato italiana, pagata con i soldi di tutti, spaccia queste frottole alla gente. Una volta a Toulon ho assistito a un esorcismo vaudou con tanto di gallina decapitata, praticato da gente della Martinique nell’appartamento di un caseggiato popolare.  Vedendo quel programma televisivo ho pensato: la RAI rifila ai suoi spettatori il vaudou come se fosse una cosa seria. Vuole farli regredire allo stato primitivo. Ecco quello che avrebbe dovuto dire Odifreddi, facendo notare come certe superstizioni siano tipiche dei selvaggi.

  

  Secondo esempio. A partire da ieri a Torino si “ostende” (non si espone, si ostende, tanto per ammantarlo di un alone magico e gettare fumo negli occhi agli ingenui) quel lenzuolo “acherotipo”, ossia non creato dalla mano dell’uomo (altro fumo negli occhi con un bel parolone greco) che risponde al nome di Sindone (terza cortina fumogena, bastava dire lenzuolo). Si prevedono 2 milioni di pellegrini. Ora, l’analisi scientifica con il carbonio 14 ha dimostrato che il lenzuolo è un falso confezionato nel XIV secolo. Di fronte a una prova così incontestabile, delle persone oneste avrebbero dovuto dire “scusate, ci siamo sbagliati” e buttarlo via.  Invece no, hanno detto che l’analisi con  il carbonio 14 non vale niente  (lo avrebbero detto anche se avesse fatto risalire il lenzuolo all’epoca  di Gesù?) e chiamato uno “scienziato” russo che per 100 euro avrebbe venduto sua nonna, facendogli firmare una dichiarazione con scritto che il lenzuolo risale all’epoca di Gesù. Gian Marco Rinaldi ha dimostrato che il russo non ha fatto la minima analisi, il minimo esperimento, la minima ricerca, ha  preso i soldi ed è scappato, ma il culto della Sindone, presentata a Torino come “una grande verità della fede” continua imperterrito. Non c’è da stupirsi, perché i teisti considerano virtuoso credere contro ogni prova. Più le prove contrarie sono numerose, più aumenta la virtù. Per noi pensatori questa è una pessima educazione mentale. Non soltanto ci offende, ma ci scandalizza perché lo troviamo profondamente immorale. Credete che non ci sentiamo feriti nella nostra sensibilità di fronte a questa plateale malafede,  vedendo l’assurdo culto pubblicizzato su tutti i media senza una parola di critica e milioni d’ingenui lasciarsi abbindolare?

 

  Volevo  attenermi a 2 esempi, ma ne citerò un altro e scusatemi se mi dilungo. Un po’ di tempo fa, a Nizza,  ho assistito a un  dibattito sulla pena di morte al quale partecipava anche un prete. A un certo punto  il prete, Jean-Michel Di Falco, è uscito con questa straordinaria dichiarazione: “La Chiesa è sempre stata contro la pena di morte.” Mi sono aspettato che tutti gli saltassero in testa indignati, dicendo “ma come, se nello Stato della Chiesa fino al 1870, data dell’annessione all’Italia, non solo si è ammazzato ma anche torturato quando la tortura era stata abolita dappertutto. E Mastro Titta al secolo Giovani Battista Bugatti, il boia del papa, è il campione mondiale della specialità con 516 vittime decapitate, squartate o impiccate (fra cui molte colpevoli soltanto di reati ideologici)  e anche il recordman della durata, con 69 anni di attività.”  Invece no, silenzio di tomba. Eppure non si trattava di una sofisticata disputa teologica ma di una verità storica facilmente verificabile su qualsiasi enciclopedia. E credete che noi pensatori non ci siamo sentiti offesi, vedendo come i preti abbiano la licenza di mentire spudoratamente? Ma in fin dei conti raccontare frottole è la loro professione. Vivono di questo, in qualche modo la gente lo sa ed evita di contraddirli, dando l’impressione che abbiano sempre ragione anche quando le loro frottole gridano vendetta.

 

   Così smettete di farci piangere. Non offendete la nostra sensibilità, rispettate il nostro spazio. Abbiate pietà di noi. E se non chiediamo troppo, riconciliateci con la specie alla quale apparteniamo. Di fronte ai dogmi, ai tabù, agli stereotipi, alle favole, alle superstizioni e ai miti, siate degni dell’immenso potenziale che avete nella vostra mente come creature alla provvisoria sommità di quel meraviglioso processo che si chiama selezione naturale: pensate. Siete fatti per questo. Utilizzate i miliardi di circuiti delle vostre cellule cerebrali, siete ancora in tempo. Non permettete a qualcun altro di pensare per voi, non accettate pacchetti preconfezionati. Alla lunga scoprirete che pensare è molto più gratificante che prendere i vostri desideri per realtà e credere alle superstizioni. Almeno fate una prova.

  

   Dragor

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