Una storia triste, in un territorio difficile. La vicenda di Lea Garofalo, la testimone di giustizia uccisa, bruciata e sepolta dalla ‘ndrangheta nel Novembre 2009 vicino Monza, ancora non si è conclusa con la condanna dei mandati e degli esecutori di quell’orribile e macabro delitto. Nei giorni scorsi, Giuseppe Venturino, il padre di Carmine, il pentito che fece ritrovare i resti di Lea Garofalo, è morto all’ospedale di Crotone, dove si trovava ricoverato dopo un tentativo di suicidio.
Giuseppe Venturino, 59 anni, operaio forestale, sembra fosse rimasto turbato dopo aver visto in televisione una trasmissione in cui veniva effettuata la ricostruzione della triste vicenda di Lea Garofalo e in cui si mostravano alcuni passaggi della testimonianza del figlio che descriveva in che modo brutale ed agghiacciante veniva fatto sparire il corpo di Lea Garofalo. Il padre di Carmine, che lascia un altro figlio ed una moglie, la mattina dopo aver visto quella trasmissione televisiva è uscito di casa, dicendo ai familiari che sarebbe andato ad uccidersi. Giuseppe Venturino venne ritrovato da alcuni amici in località Cerasara e portato d’urgenza in ospedale, dove non si è più svegliato dal coma.
Nel Febbraio 2013 Giuseppe Venturino insieme ad altri familiari inviò una lettera al Quotidiano della Calabria prendendo le distanze dal figlio che avevo deciso di diventare un collaboratore di giustizia. Il figlio Carmine a quella lettera rispose molto amareggiato per precisare a “quella che una volta era la mia famiglia, che non sono un infame perché non ho calunniato nessuno”.
Grazie alla collaborazione con la giustizia, Carmine Venturino ha ottenuto una riduzione a 27 anni di reclusione rispetto all’ergastolo che gli era stato inflitto durante il processo di primo grado. Solo dopo la collaborazione di Carmine si conoscono gli ultimi momenti di vita di Lea Garofalo e le modalità con cui le fu tolto il diritto di vivere: gli inquirenti ritenevano che fosse stata sciolta nell’acido, mentre, il pentito ha affermato che fu strangolata con una corda che azionava il meccanismo di chiusura di una tenda all’interno di un appartamento a Milano. Carmine Venturino, ex fidanzato di Denise, la figlia di Lea Garofalo, durante la collaborazione con la giustizia accusò Carlo e Vito Cosco come esecutori materiali dell’omicidio e affermò che insieme a Rosario Curcio doveva prendere il corpo di Lea Garofalo e portarlo in un terreno per farlo sparire: “abbiamo preso il cadavere aprendo da un lato lo scatolone ed abbiamo messo il cadavere dentro il fusto, spingendo il corpo in modo che non uscisse. Lo abbiamo messo a testa in giù, a livello del bordo superiore si vedevano le scarpe. Nel fusto abbiamo messo anche la borsa che aveva la Garofalo. Il cartone lo abbiamo bruciato nello stesso fusto. Abbiamo versato parte della benzina sul cadavere e abbiamo dato fuoco”.
Giuseppe Venturino è solo una delle ultime vittime di una storia che sembra non avere fine, una storia triste e macabra che non potrà restituire a Denise l’amore di sua madre Lea Garofalo.
Lea Garofalo, suicida il padre del pentito Carmine, 10.0 out of 10 based on 1 rating