Caro Babbo Natale,
quest’anno ti scrivo un po’ in anticipo, visto che gli altri anni la mia letterina non ti è mai arrivata (in tempo?!). Sono grandicello ormai, lo so, ma mi hanno insegnato che non si è mai troppo grandi per continuare a sperare.
Scusa se uso toni poco bambini, ma di questi tempi ho scritto tante lettere ai grandi, fingendomi grande anche io, in cui mi presento, dico chi sono, quali sono le mie “attitudini”, “propensioni”, “abilità” e “referenze”. Qualche volta anche “conoscenze”. Lo so che tu non sei abituato a questi paroloni, ma i grandi preferiscono parlare con questi termini proprio per evitare di intendersi, capire qualcosa e di comunicare. Non riescono a comunicare tra loro figuriamoci con generazioni diverse. Quindi noi giovani per avere un po’ di spazio dobbiamo usare parole e termini “desueti” per convincerli che siamo in gamba e pronti a lavorare. Anche se il termine “lavoro” sembra avere un significato diverso in base alla fascia di età…
Qualche tempo fa un signore si è congratulato con me che avevo da poco “preso la laurea”, che per me è stato un po’ come dire “congratulazioni per le belle melanzane! Le hai piantate, coltivate con cura, protette dalle avversità, e adesso sono pronte per il loro fine ultimo: essere mangiate”. Quel signore, che mi ha confessato di non avere studiato come avrebbe voluto, mi ha detto: “Bravo! Una laurea è tua e nessuno potrà mai togliertela; e non c’è cosa più soddisfacente di aver raggiunto un traguardo così prestigioso con le proprie forze”. E’ meraviglioso, sì. Ma sarebbe anche bello che le melanzane fossero utilizzate per il loro fine ultimo e principale: preparare una buona parmigiana. Altrimenti perché sfidare pioggia, sole e cemento? Per coltivare delle melanzane che lascerai marcire in garage?
Le belle parole non servono a niente. A volte ti aiutano ad alleggerire il cuore, a sfogarti e a consolarti. Altre volte a far sentire vicino le persone che vivono lontano. Ma troppo spesso servono solo a prendersi in giro e rimandare, rimandare, rimandare.
Scusami, continuo a divagare. Veniamo al dunque: quest’anno non voglio chiederti alcun regalo, né per me, né per nessun altro. A Natale i regali servono solo per distrarre le persone dai loro veri bisogni, comprando cose superflue e spendendo soldi che non hanno.
Per questo Natale ti chiedo solo un favore: nessun regalo a nessuno. Non per cattiveria, neanche per ripicca. Questo Natale fai riscoprire alle persone le melanzane che hanno coltivato con le loro mani e adesso tengono in un angolino in garage, prima che vadano a male: così che possano ricordarsi il valore delle cose che hanno ottenuto coi propri sforzi e possano così apprezzare anche gli sforzi e i sacrifici altrui.
Sembra assurdo, non è vero? Infatti scrivo a te, caro Babbo Natale: se non mi risponderai, almeno so perché.
Magazine Diario personale
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