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Mi è capitato spesso in questi due anni di lezioni all'università di aver fatto tesoro di alcuni insegnamenti importanti, che non riguardavano soltanto qualcosa di specifico rispetto alle materie... ma piuttosto quelle piccole cose che i professori donavano in modo spontaneo. E questo mi è capitato anche oggi. Mi spiego meglio, o almeno ci provo. Questa mattina una mia professoressa, deviando leggermente dall'argomento in discussione, ha fatto delle considerazioni davvero interessanti che stasera ho deciso di condividere. Lei ci ha parlato del fatto che noi paghiamo per ricevere determinati insegnamenti, ma alla fine la cosa più importante che impariamo (o meglio, che dovremmo imparare) durante questa esperienza di studi è semplicemente stare al mondo. E questo è del tutto gratuito.
Bisogna svegliarsi fuori, cavarsela da soli. Come la prima volta che ci si butta nel mondo del lavoro. Forse è per questo che quando sono entrata all'università non ho avuto nessuna difficoltà di adattamento, lavorare mi aveva già "forgiata". Da queste considerazioni la mia prof ci ha poi raccontato che quando in pausa pranzo va a mangiare di solito si ferma nel bar dell'università, davanti al quale c'è uno splendido parco dove tutti possono sdraiarsi per fare picnic. Ci ha detto che quando pranza si diverte a guardare i vari gruppetti di studenti che gironzolano da quelle parti e si nota subito il fatto che i ragazzi tendono ad aggregarsi per somiglianza: c'è il gruppo delle tipe con i capelli lunghi, il gruppo dei ragazzi vestiti in un certo modo, e via dicendo. Insomma tendiamo sempre a circondarci di persone che ci somigliano e questo è del tutto naturale, perché con loro ci troviamo a nostro agio e abbiamo le stesse opinioni su molte cose. Poi però ci ha riferito una specie di proverbio inglese che più o meno tradotto in italiano viene fuori così: "Ogni tanto è bene stare in compagnia di persone diverse da noi, altrimenti non impareremo mai nulla". Allora ci ha spiegato che effettivamente quando trascorriamo del tempo con individui dai gusti differenti dai nostri, o semplicemente anche di un'altra età, allora è più facile strutturare una discussione, crescere in un certo senso, perché impariamo qualcosa di nuovo; mentre se ci relazioniamo sempre con le solite persone alla fine non impareremo praticamente nulla perché ad ogni nostra domanda la risposta sarà sempre e solo "si".
Sono rimasta molto colpita da questo tipo di discorsi, anche se dentro di me già sapevo tutte queste cose... è come se un po' mi avesse aperto gli occhi parlarne in modo chiaro, e stasera ho sentito il bisogno di mettere per iscritto tutte queste cose, perché mi piace quando i professori deviano dal percorso di studi e ci dispensano consigli... sembrano più vicini a noi, più umani! Questo è quello che mi manca di più rispetto al liceo, il rapporto professore-studente, che all'università è quasi del tutto azzerato.
2. A quanto pare siamo tutti uguali, ma uguali a chi?
Altra cosuccia che ho notato oggi (sempre pensando a quello che aveva detto la mia prof): ero seduta nel chiostro dell'università e stavo aspettando che Ser Vlad finisse la lezione per tornare a casa insieme, e mi sono messa ad osservare gli studenti che passavano davanti a me. Incredibile, erano tutti uguali. Proprio come aveva detto la mia prof la mattina, solo che prima non ci avevo mai fatto caso. Avrò visto un centinaio di studentesse vestite e pettinate nello stesso modo. Nessuna che azzardava qualcosa, nessuna che aveva avuto il coraggio di distinguersi. So che sono considerazioni abbastanza stupide però a me basta davvero poco per incantarmi su qualcosa e farci dei viaggi mentali. Avrei voluto vedere delle persone diverse, invece sembravano tutte dei robottini. Così mi sono posta giusto un paio di domande: perché tendiamo ad uniformarci? perché sentiamo il bisogno di vederci uguali agli altri? e chi sono questi altri? quanto valore diamo all'aspetto fisico per il quale spesso sacrifichiamo i nostri veri gusti a costo di seguire quelli della massa? e se io fossi diversa perché voglio esserlo, verrei giudicata? Forse è questo il punto... siamo in troppi a temere il giudizio altrui. Io per prima oggi mi sono sentita una persona "ordinaria". Non ho un particolare modo di vestire e forse è per questo che mi piace così tanto sfogare la mia creatività sui capelli. Nel mio piccolo mi piace che la mia personalità si veda anche all'esterno e non solo all'interno. Non sopporto vedermi sempre uguale e spesso mi piace distinguermi per questo. Da oggi ancora di più direi. E sono sempre più convinta sui cambiamenti che vorrei fare su di me. Bene, mi sono sfogata abbastanza.
Basta con le cazzate. Passo e chiudo.
Giulia
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