Quello che mi fa più schifo dei commentatori da vari luoghi politici, quello che mi causa terrore, nausea, crisi epilettiche, è sentir un uomo libero che augura la prigione ad un altro uomo libero. Mi repelle Di Pietro, con tutti i suoi amici, quando la augurano a Berlusconi. Mi disgusta Travaglio, con tutti i suoi giornalisti, quando la sognano per Previti o la invocano per Adriano Sofri.
Negli ultimi, terribili periodi si è diffusa la moda di chiamare “garantisti” tutti quelli che non pubblicano delle manette sulla prima pagina del loro quotidiano. Essendo i politici di destra decisamente più inclini alla delinquenza, il garantismo è diventata una cosa di destra.
Succede, però, che in una giornata un po’ grigia vadano in prigione dei ragazzi violenti. Degli stupidi che, probabilmente, hanno contribuito a sfasciare delle cose per un idea o anche solo per noia. Degli uomini, comunque, per quel che qui importa. Succede, poi, che in una giornata di neve quelli che si fanno chiamare da qualche anno “garantisti” invochino a loro volta la prigione per questi ragazzi violenti. Senza conoscere i fatti più di quanto li conosca io, senza conoscerne i nomi, i volti, le prove a carico.
La privazione della libertà di un uomo per decisione di un altro uomo mi dà le vertigini. L’entusiasmo per la privazione della libertà di un uomo per bocca di una spilla sulla giacca mi fa vomitare.
Propongo una moratoria sul termine “garantismo”. Chiamamolo solo “va tutto bene, amico mio”. La dolcezza salverà il mondo.