E anche questo viaggio, l’ultimo di una certa lunghezza in programma per la stagione, si é concluso, con mestizia, perche’ il ritorno sconfortava. Spiaceva lasciare luoghi appena conosciuti il cui fascino ha fatto immediata presa. Spiace tornare, anche se solo per pochi giorni, in un ufficio da cui ho gia’ tolto ogni parte di me e in cui non sara’ facile proteggersi mantenendo la calma.
Ortigia con i suoi vicoli e la Neapolis siracusana hanno fatto da sfondo per le ore centrali di mercoledi. Sono rimasta seduta a pensare sui gradoni del Teatro ai secoli che guardano l’uomo e a quelli che lo faranno e ho fatto della mia vita una riduzione all’infinitesimale davanti al Tempo, e poi un ingrandimento, con lo zoom della scala della mia esistenza in mezzo ai giorni. I tornanti del Monte Aquilone e le grotte di Avola Antica l’hanno accompagnato alla conclusione, davanti ad un bicchiere di latte di mandorla nella piazza della Avola nuova. Ieri, la giornata é iniziata con calma e rimpianto. Lungo la strada verso l’aeroporto i pescatori di Brucoli hanno regalato l’ultimo ricordo: una barchetta, un fortino, il mare calmo e l’Etna sullo sfondo.
E’ stato solo un assaggio: la conoscenza con questa isola antica proseguira’ anche in futuro. Per ora resta il presente, ingarbugliato, incognito. Sulle braccia e sul viso mi accompagna l’impronta scura che lascia il sole.