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Lucien Levy-Dhumer

Creato il 29 aprile 2013 da Artesplorando @artesplorando

Lucien Levy-Dhumer

Lucien Levy-Dhumer, il Silenzio

Lucien Lévy-Dhurmer è stato un artista enigmatico, probabilmente sottovalutato e poco conosciuto, ma di grande fascino. Nasce il 30 Settembre 1865 ad Algeri. Presto nel Sud della Francia inizia la sua attività come ceramista e decoratore. In seguito, dopo Parigi, visita l'Italia, rimane affascinato dall'arte Rinascimentale. La sua pittura fu amata da Camille Mauclair, Gustave Soulier, Léon Tevenin. Negli anni 80 lavora nel laboratorio d'arti applicate di Clement Massier (Manufactures de Faiences). Nel 1896 esibisce i suoi primi pastelli, una delle sue tecniche preferite, in cui si assiste a una presa di distanza dall'Impressionismo, per aderire alla poetica visiva Simbolista, e Preraffaellita; nella produzione più tarda sfiorerà anche l'Art Nouveau. Muore nel 1953. Nell'ultima produzione novecentesca si distanzia dalle forme e stile tipici del Simbolismo incorporando stralci più ampi di paesaggio, anche se la visionarietà rimane una delle sue caratteristiche costanti. Si nota un'influenza da Odilon Redon, Gustave Moreau e dal belga Ferdinand Khnopff.Lévy-Dhurmer era legato ai contenuti simbolisti francesi: nelle sue opere è costante la presenza di figure pittoriche 'finite', quasi realiste, ma avvolte in un alone di spiritualità che suggerisce l'indeterminatezza. Tra i suoi dipinti più famosi "Mistero-la Donna con la Medaglia" che risente del Rinascimento italiano.

Lucien Levy-Dhumer

Lucien Levy-Dhumer, ritratto dello scrittore Georges Rodenbach

La donna è spesso presentata in maniera enigmatica, sacrale, come possiamo osservare ne "Il Silenzio", che si rifà a suggestioni arcane (teosofia, magia, tematiche Rosacrociane) e che è, senza tema di smentita, una delle opere più affascinanti dell'artista. Il potere suggestivo di detta opera è simile a quello di un'icona, immagine tanto più sconcertante giacché essa si presenta in forma di enigma: fissa in una postura ieratica, gli occhi immersi nell'ombra, la figura sfugge a qualsiasi spiegazione. Massiccia ed immobile, essa racchiude in sé quello che si ritiene sia il segreto del suo dolore. Le lunghe pieghe cadenti, esaltate dal formato verticale, evocano inesorabilmente sia l'imponenza fisica (alla quale è impossibile sottrarsi) sia la grandezza morale. La stessa atmosfera sospesa appare nel ritratto dello scrittore Georges Rodenbach (1855-1898) affine alla scrittura di quest'ultimo, dedicata al culto delle città morte e alle presenze misteriose che immaginava vi abitassero.

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