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Il film si basa su una semplice e nemmeno troppo originale domanda. Cosa sarebbe in grado di fare l'uomo se riuscisse a sfruttare il 100% del suo potenziale? Luc Besson prova a rispondere al quesito con un film che non riesce a trattare il tema in maniera convincente. La pellicola parte in perfetto asian action movie style in cui tensione e humor nero la fanno da padroni. Non è un caso che sia la parte migliore del film. Il regista francese si trova perfettamente a suo agio in questo tipo di cinema fatto di ritmi alti e adrenalina, vedi Leon e Nikita. Risulta anche molto interessante l'utilizzo di frammenti di documentario per rendere più scientifico il film.
Una volta che Lucy assorbe la sostanza il film cambia registro diventando molto pretenzioso cercando di far vedere i limiti umani. Scarlett Johannson ricorda alcuni personaggi dello stesso Luc a partire da Anne Parillaud di Nikita per passare da Milla Jovovich ne Il quinto elemento e arrivare a Rie Rasmussen di Angel-A. Donne forti, molto mascoline. Il problema principale del film è che sembra un miscuglio di generi, a volte anche messi a caso. Come già detto, si parte con l'azione per poi passare al genere fumettistico degli inseguimenti e sparatorie al thriller scientifico e alla fantascienza.
Quello che manca e che aveva reso belli i film di Besson era la forte caratterizzazione dei protagonisti. Anche nei suoi film meno riusciti come Giovanna d'Arco si ritrova quest'aspetto, qua del tutto assente. Si ha la sensazione che non riesca a prendere una precisa direzione. La perfetta sintesi di questo è il professore Samuel Norman, interpretato da Morgan Freeman, di cui non viene raccontato e di cui non si sviluppa il notevole potenziale che potrebbe avere nella trama. Da segnalare l'unico momento bello e toccante del film, la telefonata di una Johannson, con capacità intellettive amplificate, a sua madre. In sintesi è un film fatto per incassare con la pretesa di essere qualcosa di più. Di certo, viste le premesse mi sarei aspettato maggiore incisività. Restano 80 minuti senza infamia e senza lode.
Al Barbone
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