Dopo le foto postate su Facebook, gli apriscatole e la gara a chi aveva la cravatta più strana, il Movimento 5 Stelle ha capito sulla sua pelle che un conto è la rete, la piazza e gli elenchi dei “faremo”, un conto è stare in Parlamento (dove ci si dovrebbe “parlare”, come suggerisce la parola stessa) e dover prender parte allo svolgimento delle pratiche istituzionali.
Niente di nuovo sotto il sole. Era largamente prevedibile che un gruppo di persone totalmente inesperte non solo di regolamenti parlamentari, ma anche di banali pratiche democratiche (perché mettere mi piace a un post su Facebook, non è democrazia), avrebbe trovato grosse difficoltà a gestire un consenso che impone loro di essere non solo osservatori/censori esterni (come si auguravano) ma veri e propri aghi della bilancia. Era largamente prevedibile anche la reprimenda di Grillo, che dal suo blog ha lanciato invettive e scomuniche ai “dissidenti” che han votato Piero Grasso alla presidenza di Palazzo Madama, contravvenendo agli ordini di scuderia. Il suo successo e il suo consenso si basa proprio sull’essere contro a quel “palazzo” che ora occupano anche loro.
La cosa non prevedibile è stata la contestazione 2.0 di cui Grillo è stato vittima. Migliaia di commenti contrari alla linea dell’astensione a tutti i costi, proteste, insulti e via discorrendo. Commenti tutti cancellati dopo poche ore, nella migliore tradizione stalinista. Ma al di là dei metodi fintodemocratici di Grillo e Casaleggio, che non si scoprono di certo oggi, quello su cui c’è da riflettere continua ad essere il rapporto tra la società e la politica “ufficiale” o “dei partiti”.
La legislatura che è appena cominciata non durerà molto, nonostante questo credo che il Movimento 5 Stelle si troverà spessissimo di fronte alla necessità di fare delle scelte. Il primo banco di prova sarà l’insediamento del governo, ma anche sui singoli provvedimenti ne vedremo delle belle. I parlamentari grillini, una volta riposti gli apriscatole nei cassetti delle loro cucine, dovranno decidere se essere parte attiva del cambiamento della politica, realizzando la richiesta di svolta che i milioni di italiani che li han votati chiedono, o se continuare nel loro sentirsi altri e diversi, isolandosi e sparando addosso a tutto e a tutti per restare fedeli alle linea originale del Movimento e ai sentimenti di alcune migliaia di militanti.
La differenza, prima ancora di essere politica, è numerica. Nel senso del numero di voti che il 5 Stelle potrebbe guadagnare o perdere. Numeri che significano consenso. Consenso che significa dare delle risposte alle richieste della società. Il punto è questo.
Che la politica degli ultimi vent’anni abbia fallito l’han capito anche i sassi, e l’avevano capito anche prima di Grillo. Dubito però che la risposta a questo fallimento sia un “vaffanculo” diffuso e ripetuto tipo un mantra. Pensare poi che siano i partiti il vero problema del funzionamento democratico del nostro Paese non solo è sbagliato, ma è un’affermazione talmente falsa da farmi pensare che sia strumentale.
Il problema della democrazia italiana invece è proprio il contrario, cioè che i partiti che hanno occupato la scena fino ad oggi o non erano partiti (Pdl, Italia dei Valori, Udc, ecc, ecc) o si sono trasformati in centri di potere (cosa che è accaduto al Pd, almeno a livello locale). I partiti non sono più stati in grado di rappresentare i bisogni reali della società, di mediare tra i diversi interessi locali (spesso in contrasto tra di loro) in un ottica di Bene Comune, di proporre soluzioni, di creare classe dirigente. E non basta entrare nella “stanza dei bottoni” per cambiare le cose. I bottoni bisogna anche avere il coraggio di premerli, possibilmente dopo aver capito quali sono quelli giusti.
Non so dire quanto durerà questa nuova fase politica. Mi vien da dire non molto, visto che il mondo viaggia ad una velocità tale per cui tutto viene creato, consumato e distrutto nel giro di pochissimo. Non credo però quanto a quelli che teorizzano la fine del Movimento 5 Stelle nel giro di un paio di esperienze parlamentari. Non è questo il problema. Il nodo politico è capire se i militanti, i sostenitori e magari anche alcuni elettori, avranno la forza di ribellarsi al loro padre-padrone, rivendicando le loro idee e la loro voglia di fare politica in maniera indipendente e, soprattutto, efficace.
Il primo vero banco di prova saranno le amministrative di quest’estate. Andranno al voto molte città capoluogo di provincia, dove il sistema elettorale a doppio turno avvantaggia notevolmente il Movimento 5 Stelle. Se la politica non sarà capace di rinnovarsi profondamente e velocemente, c’è la possibilità concreta di ritrovarsi con tanti “casi Parma” in giro per l’Italia. Ora, se gli amministratori eletti sapranno interpretare le esigenze delle loro città, indipendentemente dai diktat o dalle sparate ideologiche di Grillo, o dai mantra anti casta e anti sistema che sono l’anima nel Movimento, probabilmente il Movimento 5 Stelle diventerà una presenza stabile nel quadro politico italiano. Una presenza più matura e consapevole di quello che è oggi, con cui un dialogo potrebbe essere proficuo.
Se questo non dovesse accadere invece, non so quanto reggerà questo mix di persone e storie diverse il cui unico collante, per ora, è l’indignazione militante. Ma cosa ancora più grave, non so quanto reggerà il nostro Paese, schiacciato tra l’immobilismo del centrosinistra e l’irresponsabilità delle altre due forze maggiori.
Jacopo Suppo | @jacoposuppo
M5S and the upcoming Italy
About a month away from the vote, the elections campaign has given us two revivals I personally didn't miss. The first, the most obvious, is the Berlusconi 16:9. According to the calculations of La Stampa a few days ago, from the Christmas vacations until last week, Berlusconi has been on air for 63 hours, a little more than Monti and a lot more than Bersani.
Yet another descent on the field that this time has the declared goal of "making the country impossible to rule", as Berlusconi himself has states. A sense of responsibility directly proportional to his height.
The second return, this time in the field of center-left, is of the "useful vote". It seems that there have been contacts between PD and Ingroia in order to find an agreement in Lombardia, Veneto, Campania and Sicily regarding the lists at the Senate.
The picture seems pretty simple to me. PD and SEL are the only ones that in these elections are running to win. The others run either to represent a part (center right), or to give voice to all the insatisfactions of Italy (Grillo), or to try to be determinant in the composition of the future Parliament majority (Monti). It's still unclear why Ingroia is running. His initial idea, to give Parliament representance to movements, to associations and to a whole series of civic sobjects that are often at the sides of official politics, had a logic, a political dignity but most of all I thought it would be a winner at an elections level.
Too bad that in a matter of weeks the inspirators of this elections cartel have been set aside by the various Di Pietro, Ferrero, Diliberto and company, transforming Civil Revolution in a group of weirdos that would make you miss the disappeared "Sinistra Arcobaleno". The only goal remained to the ex judge of Palermo is to break the balls to Bersani and Vendola, hoping that in Campania and Sicily they will get enough votes so there will be no majority at the Senate. The same tactic used by Berlusconi who has recovered the Northern League in order to get some votes in Lombardia and Veneto.
Now, there's no agreement or appeal for a useful vote that will work here. It would be a mistake to panic and throw away all the work done so far by only showing the tactic or the numbers that never truly work out.
Here we can only make the voters understand that, with all the defects and also some contradictions, only PD and SEL can guarantee a serious and stable government. Today, only the Italia Bene Comune coalition can guarantee more equity and attention towards who pays taxes and more severity towards who doesn't, or directs capitals abroad, more civil rights for who hasn't got any, more social justice and equality in the labor market. And then green politics, broadband, technological innovation, more generational rechange, more law enforcement, and so on. No useful vote. A responsible vote.
Who wants to be a part of this idea of Italy can choose PD or SEL, hoping in a good result that will allow the coalition to govern without being blackmailed, aware of the fact that it will be no piece of cake. Whoever chooses otherwise is probably content with the current situation.
Jacopo Suppo | @jacoposuppo