Chissà cosa direbbe oggi il grande poeta Trilussa delle statistiche che si pubblicano sulle vendite dei libri e sul numero dei loro lettori.
Ecco i fatti: annunciano le statistiche che vengono venduti in Italia circa 68 milioni di libri all’anno!
Bene! Si potrebbe esclamare; non è poi così male, in fondo; tolti i bambini e gli analfabeti (ne residuano pochi degli uni e degli altri), la media indica che ogni italiano, più o meno, si compra più di un libro all’anno!
Ma occorre fare attenzione: la statistica di Trilussa è sempre in agguato!
Vi ricordate i celebri versi che il poeta romanesco scriveva tempo fa? Li trascrivo a memoria; la sostanza, se non la forma, è corretta:
“La statistica è quella cosa in base alla quale tu te magni un pollo all’anno!/ E se non rientra nelle spese tue, / allora vor dì che c’è quarcuno che se ne magna due!!!”
Proviamo ora a sostituire i polli coi libri.
Leviamo i libri di scuola: anche se ci fosse qualche studente che ancora li legge, non sono loro a comprarli, ma i genitori.
Non consideriamo neppure i libri comprati dalle biblioteche pubbliche: quelli qualcuno se li legge di certo, ma non li paga lui!
Cancelliamo i saggi inviati a docenti, scrittori e giornalisti.
Domanda: cosa resta?
Risposta: restano i libri comprati dagli scrittori che li scrivono.
Sembra uno scherzo, ma invece è proprio vero!
La maggior parte delle case editrici, infatti, pubblicano soltanto a spese degli autori, subordinando la pubblicazione all’acquisto di un numero minimo di copie da parte dell’autore.
Le copie così acquistate, superfluo dirlo, restano negli scaffali degli autori, non letti ed invenduti.
Riepilogando possiamo concludere dicendo che in Italia la maggior parte degli italiani non legge e non compra libri. Alla faccia della statistica, appare quindi evidente che Trilussa ha ancora ragione: c’è qualche scrittore che di libri ne compra per dieci o per cento lettori.
Adesso ho capito chi era il Sarchiapone che Carlo Campanini teneva nascosto nel suo paniere in quel suo immaginario viaggio in treno con Walter Chiari e Ornella Vanoni, nell’Italia ancora in bianco e nero del 1958!
Ed ho capito persino a quale pollo Trilussa facesse riferimento nei suoi celebri versi sulle statistiche italiane!
E , parafrasando il grande Totò, mi chiedo se noi italiani siamo dei polli oppure siamo dei sarchiaponi!