La requisitoria del pg, Luigi Patronaggio che ha chiesto per Cuffaro la condanna a tredici anni di carcere, è stata ferma e pesante. «Il tradimento di quest'uomo nei confronti dello Stato è inaudito. Abbiamo cercato di dimostrare che l'apporto di Cuffaro a Cosa nostra è volontario e consapevole, perché Cuffaro non è uno sprovveduto. Cuffaro ha fornito notizie fondamentali per la sopravvivenza di Cosa nostra, per evitare la cattura di Provenzano e di Messina Denaro, per permettere a Cosa nostra di riorganizzarsi.»
La prova di questo apporto trasformatosi in patto, secondo le nuove prove e rivelazioni del pentito Stefano Lo Verso, sarebbe stata la candidatura dell'ex assessore comunale Domenico Miceli, «che fu concordata con Totò Cuffaro e il capomafia di Brancaccio Giuseppe Guattadauro. E questa è la prova della sussistenza del reato di concorso esterno.» sottolinea il PG. Ma il tutto non ha convinto i giudici.
Durante il processo d'appello all'ex Governatore siciliano Salvatore Cuffaro, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa dopo l'assoluzione in primo grado, Patronaggio ha voluto dimostrare che il favoreggiamento che sta scontando Cuffaro non risolve il ruolo da lui avuto in questo capitolo di storia di mafia. Il suo avvocato Antonino Mormino, già difensore di molti imputati di mafia, ritiene che l'accusa nel processo d'appello non abbia portato «temi nuovi». Il PG Patronaggio, secondo quanto dichiarato, valuterà la possibilità di ricorrere contro la decisione della Corte. Cuffaro, che non ha partecipato a neppure un'udienza, non era presente in videocollegamento
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