Pubblico una cosa che ho scritto anni fa, credo su una mailing list, e che stranamente non ho mai riportato su questo blog. Lo faccio ora perché un'amica me l'ha fatta tornare in mente questa cosa, magari anche dando un'importanza eccessiva al suo valore; una cosa che è e rimane parte di me.
E' una vecchia storia, risale al 1974 e ai mei vent'anni e poco più. A vent'anni la pensavo, più o meno, come la penso ora. Ero andato a Vallo della Lucania, un paese del Cilento, dove
si doveva svolgere un processo. Il processo a Giovanni Marini.
Molti di voi sono troppo giovani per ricordarsi queste cose.
Comunque si trattava di una storia di "antifascismo".
Io ero lì diciamo per una faccenda di "Soccorso Rosso".
Coordinare gli avvocati, preparare iniziative. Informare la cittadinanza locale su quello che avveniva, e così via.
Fra gli avvocati del collegio di difesa di Giovanni Marini, c'era anche un giovane avvocato di Pagani, amico della famiglia dell'imputato e, udite udite, democristiano.
Si chiamava Marcello Torre.
Ecco, io simpatizzai subito, con quel giovane avvocato e, lui con me.
Tant'è che una volta che mi portarono in manette al commissariato del paese, per una piccola storia d'effrazione di un edificio disabitato (allo scopo di stendere uno striscione), mentre mi trovavo nelle mani del famoso commissario Juliano (quello che si faceva fotografare con la pistola infilata nella cintola), che temporeggiava sul rilascio mio e di Franco Leggio (noto anarchico ed ex-partigiano), prima che arrivassero i "nostri" avvocati, Marcello era già lì, dieci minuti dopo, per tirarci fuori. E ci tirò fuori.
Quando un mese dopo, finito il processo, dovetti apprestarmi a lasciare quel paesino, con Marcello, ci furono strette di mano ed abbracci.
Come in quel mese c'erano state bevute e discussioni.
Marcello Torre era destinato a diventare, qualche tempo dopo, sindaco di Pagani, sempre da democristiano.
Così come era destinato ad essere ucciso dalla mafia.
Io mi onoro di essere stato suo amico, e se avesse chiesto il mio voto, io, che sono un convinto astensionista, glielo avrei dato, senza esitare un attimo.
Ma sono convinto che, se mai ne avessi avuto bisogno, anche lui non si sarebbe tirato indietro. Magari mi avrebbe rifornito di un qualcosa di poco lecito, che andava contro la sua morale tanto quanto il voto va contro la mia.