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Marco e le favole (prova #1)

Da Paride

Marco crede alle favole, alle belle storie, ai lieto fine. Marco crede che tutto da una certa particolare prospettiva possa essere ridotto ad una dimensione fantastica, indiscutibilmente e senza ombra di dubbio splendida per tutti.
Marco ne ha ventuno, di anni. Alle favole, alla sua età, non dovrebbe mica crederci. Ma lui è positivo, convinto della sua idea un po’ come lo sono quelle persone che credono in Dio ma solo quelle che riescono a vederlo manifestarsi nelle cose del mondo. Perché Marco le favole le vede dappertutto.

Due mesi fa è morto suo nonno, “il rivoluzionario” come lo chiamavano gli amici. Non per le sue idee politiche che a farla breve si riducevano a “io voto Togliatti” ma Togliatti, c’è da dire, era morto che erano ormai passati un bel po’ di anni.
Non c’è bisogno di dire che era un tipo bizzarro suo nonno. C’è della gente che sorridendo racconta d’averlo visto camminare sotto la pioggia col suo immancabile cappello e un lavandino sulle spalle; uno di quelli per le cucine, di acciaio. Cioè pioveva… e lui si portava ‘sto lavandino sulle spalle fermandosi anche di tanto in tanto a parlare con i soliti amici del bar. “Perché il lavoro fortifica il corpo e gratifica lo spirito” diceva.

Quand’è morto suo nonno Marco non era al paese. Era andato in città per seguire in TV lo sbarco sulla luna. Suo nonno, lui, mica l’ha più visto e quando la madre gli ha detto ch’era “scomparso” Marco, come sempre, s’è fatto la sua favola: s’è immaginato il nonno suo lavorare a quell’impresa tanto ardita perché, secondo lui, “il nonno era pure ingegnoso” oltre che “rivoluzionario”.
Un “rivoluzionario ingegnoso” o un “ingegnoso rivoluzionario”. Su questo era indeciso perché si sa che sono due cose molto diverse.

Così Marco s’è ritrovato senza nonno ch’aveva da poco compiuto ventun anni, l’uomo era appena andato sulla Luna e nonostante la guerra fredda stavano iniziando gli anni settanta. Comparvero le radio libere che trasmettevano sogni, la TV a colori, le droghe sintetiche, le discoteche, le Brigate Rosse che a ritmo di rock cercavano di far valere le proprio idee…Comparvero variabili e alternative che lui non aveva calcolato ma niente riuscì a fargli smettere di credere alle favole.

Perché le favole sono come Dio, o ci credi o non ci credi.


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