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Matteo Renzi dice Telemaco ma pensa a Ulisse?

Creato il 05 luglio 2014 da Libera E Forte @liberaeforte

Matteo Renzi al vertice UE

di Alessandro Corneli

Dietro il discorso da liceale che dopo la maturità ha buttato via tutti i libri che avrebbero dovuto formare la sua cultura umanistica, il furbo Matteo Renzi aveva tentato – se le rivelazioni giornalistiche sono fondate – un accordo con la Francia del socialista François Hollande per ottenere dal Consiglio europeo un formale via libera a mettere in pratica una maggiore flessibilità sui conti pubblici, mentre ufficialmente dimostrava grande familiarità con Angela Merkel.

Così, a Strasburgo, grazie al suo discorso retorico (non programmatico né contenutistico), Matteo Renzi ha consolidato tutti i pregiudizi sugli Italiani: parolai e suscettibili (“non prendiamo lezioni da nessuno”) ma pieni di debiti, beninteso come Stato. Feroce la battuta su La Stampa: “Ma Telemaco non aveva rottamato Ulisse”. Per la storia – o per la leggenda, che pure ha uno spessore culturale – fu il vecchio Ulisse a riprendere ciò che era suo perché fosse possibile tramandarlo a Telemaco che, con le sue sole forze, era invece destinato a perdere l’eredità e forse la vita.

In realtà, dopo la vittoria, in Occidente, della cultura fondata sul progetto di realizzare “una società senza padre”, Renzi ha creduto di avere trovato la scappatoia grazie al riferimento a Telemaco. Ma Ulisse era un modello di padre? I “padri dell’Europa” potrebbero considerare Ulisse come un loro ispiratore a pieno titolo?

Il modo a dir poco sbarazzino con cui Renzi ha affrontato il Parlamento europeo, per molti versi dando l’impressione di scambiarlo con il Parlamento italiano, ha suscitato diverse critiche e il suo accenno all’ipotesi di ritiro dell’appoggio alla conferma di Juncker alla presidenza della Commissione se non sarà accettata la formula “anzitutto la crescita”, che tradotta significa, per l’Italia, “flessibilità”, non è piaciuto, anche perché adesso la Francia non può più dare il suo appoggio, a meno che Hollande prenda il coraggio di guidare la rivolta contro la politica di rigore.

Se ci si attiene ai fatti, Renzi ha posto questa alternativa: o l’Europa cambia, o muore.

La questione vera è: Da che parte sta Renzi? Vuole che l’Europa cambi oppure che muoia? Penso che per lui sia indifferente: se l’Europa cambia, e gli dà la possibilità di manovrare finanziariamente con più libertà, gli va bene; ma se l’Europa non cambia, e si accentuano le difficoltà dell’Italia e di altri Paesi, allora muore, e a lui va bene lo stesso poiché è convinto che con il suo 40% potrà continuare a guidare l’Italia nel nuovo mare procelloso e incognito del dopo-Europa.

Forse, da questo punto di vista, i richiami a Telemaco, che necessariamente rinviano a Ulisse, hanno un senso non retorico ma realistico.

PS

Evidentemente, l’alternativa posta da Renzi “O l’Europa cambia o muore” non può piacere a Giorgio Napolitano, per il quale non esistono alternative all’Europa. Se la prospettiva della morte di “questa” Europa apparirà la più probabile, non solo Renzi si adatterà ad essa, ma per farlo avrà bisogno di avere le spalle coperte. Ovvero avrà bisogno di avere al Quirinale un Presidente che accetti questa prospettiva, e non è certo Napolitano né può essere un candidato sponsorizzato da Napolitano. La mano decisiva della partita si giocherà in autunno.


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