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In questo fine settimana sul Giappone si è abbattuto un tragedia terribile, ben mille volte più distruttivo del terremoto dell'Aquila del 2009, tanto per darne un'idea. Una di quelle che accadono forse ogni 50 anni e che vengono ricordate per secoli, attraverso i racconti popolari e diventano parte della storia di un popolo.
Un evento che richiama alla mente episodi lontani nel tempo, come l'esplosione del vulcano di Santorini, che provocò la fine della civiltà minoica, quella del Monte Vesuvio, che cancellò pompei ed Ercolano, o quella più recente del Krakatoa e molto più grave dello Tsunami che solo nel 2004 colpì alcune zone dell'Oceano Pacifico anche perché questo volta è stato colpito in pieno un Paese non enorme ma abitato da ben 126 milioni di individui.
Un evento epocale, quindi, ma del quale i media italiani non si sono avveduti, impiegando ben 48 ore prima di coprire, male, l'evento. Fino ad allora si erano limitati a dare scarne notizie e poche immagini, ma anche dopo la pura cronaca ha lasciato ben presto spazio al polemiche tutte nazionali, prendendo spunto dai problemi causati dal terremoto ad alcune centrali nucleari giapponesi, soprattutto a quella di Fukushima.
Appare chiaro che per i media italiani la cosa più importante non è quella di raccontare cosa sta succedendo in Giappone, ma di usare il cataclisma per rafforzare le proprie posizioni riguardo alla costruzione di nuove centrali nucleari, proprio come nel 1987 si sfruttò la paura ingenerata dall'incidente nella centrale di Cernobyl.
Per farlo non si esita ad evitare di raccontare che le centrali nucleari giapponesi, ben 54, non hanno ad oggi causo nesuna vittima, mentre il cedimento di una diga a servizio di una centrale idroelettrica ne ha fatte 1200.
In realtà il sismo (come è corretto scrivere) ha fatto certamente tante vittime, ma poche in relazione alla sua forza distruttiva, grazie alla cura con la quale i giapponesi costruiscono le loro strutture, sapendo di dover convivere con queste spaventose forze naturali, ma le centrali nucleari non ne hanno fatte, anche se la situazione a Fukushima è grave e tutta da verificare, e 50 di esse sono tuttora in funzione.
Ma nonostante questo i titoli di giornali, siti e blog fanno titoli cubitali sul disastro nucleare, mettendo in bella vista le immagini del disastro causate dal terremoto e dalle onde dello Tsunami da esso provocato, causando una naturale e inevitabile associazione d'idee e scrivendo dell'esplosione dei reattori nucleari, evocando l'immagine di un terribile olocausto .
La verità è che i reattori nucleari non possono esplodere. Quello che possono fare è, privati di un adeguato raffreddamento, fondere la gabbia di protezione e sprigionare all'esterno vapori radioattivi, come accadde per la centrale di Cernobyl.
Le paure sparse hanno già costretto tutti i governi interessati a emanare direttive dirette al controllo delle centrali esistenti, o ad affermare l'impegno, chissà quando, a trovare soluzioni energetiche alternative.
Posizioni tattiche, in attesa che passi il momento critico. Fanno eccezione il presidente Obama, che ha sbrigativamente liquidato il problema affermando la assoluta sicurezza delle centrali che gli statunitensi si stanno preparando a costruire, e il governo italiano, che non intende tornare indietro dalla decisione ormai presa di avviare un analogo programma nucleare.
Una decisione che dovrà essere messa alla prova della campagna contraria dai parte dei gruppi da sempre contrari all'energia nucleare, che saranno certamente rafforzati dalla paura che verrà diffusa a piene mani nelle prossime settimane.
La paura causata dall'incidente in Giappone
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