Magazine Diario personale

Mi butterò sui fumetti

Da Whitemary

Detesto essere fraintesa. Sarà per questo, che spesso scrivo poesie o pensieri “ermetici”. Ho il timore che, chi legge, possa interpretare erroneamente le mie righe o ricondurre le mie parole a situazioni o emozioni estranee al contesto. A volte scrivo pensando a determinati avvenimenti o persone, ma la maggior parte delle volte scrivo e basta. Specialmente sul blog. Se metto nero su bianco pensieri riferiti a qualcosa di reale, o mi butto nell’ermetismo più totale, o semplicemente li affido a qualche cartella del computer negandogli il diritto di essere pubblicati qui. Ho sempre pensato che scrivere sia rivelare una parte di sé, ma c’è differenza tra il farlo sapendo che qualcuno leggerà il prodotto finito e il farlo sotto forma di “diario segreto”, il più delle volte non finito. Ultimamente ho la sensazione che le parole siano intrappolate nei miei muscoli. Sento il bisogno di agitare le mie dita sulla tastiera, ma dopo qualche riga tutto si ferma. Blocco creativo? Non credo. Quello ce l’hanno gli scrittori e sebbene spesso mi illuda di esserlo, sono conscia di dover fare ancora molta strada per diventarlo. Se fossi una scrittrice, riuscirei a concludere almeno una delle milioni di idee che ho in testa, riuscirei a proseguire i racconti e i potenziali libri oltre due pagine Word. E’ un periodo che scrivo e rinnego tutto immediatamente. Credo che il grumo di pensieri che ho in testa si rifletta sulle pagine bianche che mi si parano davanti: impulsività, paura, immobilità, ansia, frenesia, impazienza. Ecco, è risuccesso: mi sono bloccata. Avevo un’idea, ma non riesco a renderla reale.
La metà di ciò che scriviamo è dannosa, l'altra metà è inutile.Henry Becque
B.

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