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Mia moglie. Giornalisti che tengono famiglia

Creato il 09 dicembre 2011 da Ilpescatorediperle
Mia moglie ieri mi ha preso alla sprovvista. Stavo accarezzando con indolenza il nostro gatto Fritzie (si chiamerebbe John Fitzgerald, ovviamente in onore del presidente Kennedy, ma dopo qualche mese passato l'uno a chiamarlo "Johnny", l'altra a chiamarlo "Gerald", abbiamo convenuto di rifarci a lui con l'epiteto "Fritzie"), dicevo, Fritzie si stava godendo i miei buffetti quando mia moglie è entrata nello studio (nel mio, ne abbiamo uno ciascuno ovviamente, abbiamo così tanti libri) e mi ha preso alla sprovvista, chiedendomi che ne pensassi di una gita fuoriporta.Ora, capirete la mia titubanza: la gita fuoriporta assomiglia di più a certe scampagnate col giubbino di jeans legato ai fianchi, che fanno tanto centrodestra cattolico, o è piuttosto un modo sempre originale di instaurare una feconda simbiosi tra città e territorio rurale?Il nostro problema è che siamo circondati di piccoli comuni a maggioranza leghista, sicché risulta difficile prendere una decisione oculata. Così, abbiamo pensato di tornare nella sua città, che giace sì nella pianura padana, ma nella parte giusta. E in ogni caso, il ritorno alle radici, la riscoperta positiva di tutto ciò che per anni hai considerato più opportuno disprezzare, è una tendenza che, oggigiorno, ci sentiamo di assecondare. Anche perché non penserete certo che la nostra zuppa di ceci slow food sia veramente la sbobba che si mangia da secoli nel Centro Italia.
Oddio, è vero che "ma certa campagna veneta" sta diventando un'avversativa comune fra i nostri amici, tuttavia, visto che riguarda soprattutto il trevigiano, è difficile stabilire se possiamo godere senza sensi di colpa della bellezza del capoluogo o se dobbiamo limitarci a Montebelluna e dintorni (sulla contrada del prosecco niente da dire, basta che a mo' di preambolo si ribadisca la centralità dei vitigni toscani). Comunque il senso di colpa pare una costante comune dei nostri viaggi. Mia moglie anni fa prese la decisione di recarci in Africa, dove avremmo fatto, tra l'altro, un safari. Ero allora intento ad accarezzare Frankie (Franklin Delano, il gatto precedente) ed ella entrò nel salotto (stavo leggendo la "Versione di Barney", ma prima che piacesse tanto a Giuliano Ferrara) e quando me lo propose non ci potei credere. "Ma davvero, un safari? Ma non ti senti in colpa?"Lì per lì lei accusò il colpo. Non ci aveva pensato. E già questo era un motivo sufficiente per sentirsi in colpa: non aver pensato che, a fare un safari, ci si potesse sentire in colpa. Era forse possibile dribblare il "problema" di una simile decisione optando per un'agenzia di viaggi equosolidale; ma fu il suo turno della perplessità, quando considerò che, forse, in quel momento in cui stava cadendo il primo governo Prodi, un simile, spudorato omaggio alla sinistra alternativa potesse risultare fuori luogo. Mia moglie riuscì comunque a trovare un compromesso: avremmo adottato un bambino a distanza al nostro ritorno (l'idea di andare a vederne qualcuno durante il safari non fu presa in considerazione). Molti anni dopo, tra la dipartita di Frankie e la venuta di Fritzie, diventammo amici di uno scrittore oggi molto noto, il quale ci parlò di un suo notissimo amico cantante, che aveva avuto lo stesso problema a fare il testimonial di una famosa multinazionale. E lo aveva risolto, facendosi fotografare con quegli eleganti borse e borsoni proprio in Africa (in fondo se ne occupava da anni, come è evidente dai grandi risultati ottenuti) e devolvendo parte del ricavato ad un'ONG, ma che si sapesse, e fosse ben scritto a caratteri chiari sulla pubblicità.Forse il nostro non è senso di colpa. E' più fastidio di sentirci accomunati a gente che sentiamo tanto distante da noi. Non ci infastidisce fare certe cose, ma il fatto che qualcuno possa pensare che le facciamo con lo spirito sbagliato. D'altro canto, visto che noi non siamo di destra, il popolo ci deve pur piacere un pochetto, benché soprattutto in fotografia - certa fotografia che pubblico sul mio giornale solonline. Io e mia moglie siamo soliti parlare di "élite di massa". Potete pensare che vorremmo solo parlare di "élite" ma che ci sentiamo troppo in colpa ad escludere qualcuno a priori, noi che veniamo dalla provincia, come ormai non è più scomodo ammettere (almeno da quando esistono il festivalletteratura di Mantova e il festivalfilosofia di Modena). Ma non è così. Piuttosto, crediamo che le cose veramente importanti siano per molti pochi: tanti, singoli pochi, molti dei quali non ci prenderemmo forse la briga di invitare a cena, ma che quantomeno condividono un certo gusto per quanto è significativo.Prendiamo il mio giornale solonline. Quanta gente che usa internet per cercare ricette di torte alle mele cotogne lo leggerà? E' difficile dirlo, ma immagino che siano in pochi. Eppure ci sarà qualcuno che usa Windows Vista e scrive i cuoricini su Facebook che ogni tanto dà una scorsa, no? Perché escluderlo a priori? Lo so anch'io un buon prodotto Apple e qualche cinguettìo vibrante e acuto su Twitter fanno la differenza. Ma perché pensare che una sessantenne casalinga di Castellaro Lagusello e che idolatra Rosanna Lambertucci non potrebbe apprezzare, di tanto in tanto, qualche citazione dell'Atlantic Monthly? Ecco, no, non mi sento di escluderlo. Magari è pure andata alla manifestazione "Senonoraquando?", magari si è pentita di aver votato il Partito dei Pensionati, magari sta per buttare le polo Ralph Lauren del marito (ammesso che siano originali) con il giocatore di polo troppo grande, magari ... Mia moglie la pensa come me. Ecco perché faccio postare sul mio giornale solonline le puntate del suo programma. Non è per familismo. Non è che siamo un giro ristretto che si dà una mano. E' che siamo proprio sulla stessa lunghezza d'onda, e il suo programma, quando c'è, ha un target che incontra parte di quei molti che non sono i molti pochi ma che potrebbero diventarlo. Insomma, se Ginevra Elkann fa la testimonial per OVS Industry (devolvendo-a-ONG-e-che-si-sappia, il solito insomma), perché io non potrei sentirmi solidale con qualcuno che compra le camicie botton down al mercato del giovedì?Ecco perché mia moglie parla di me sul suo blog e io parlo di lei sul mio, neanche fossero il diario segreto di Paperina. Ecco perché ci promuoviamo i libri a vicenda, ecco perché da mesi io scrivo cose a caso solo per poter ricordare a tutti che è uscito il mio nuovo libro che nessuno si sta filando (sarà perché la trasmissione di mia moglie non è ancora partita, sarà questo. Oppure perché lei ha presentato il suo dall'amico di tutti e io no). Perché siamo sulla stessa lunghezza d'onda. E perché, soprattutto, siamo i più pochi dei molti pochi dell'élite di massa che rende un sollievo condividere il mondo con gente che non sa dell'esistenza di Arianna Huffington.
Mia moglie. Giornalisti che tengono famigliada TEMPI FRU FRU http://www.tempifrufru.blogspot.com

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