Stavo tornando a casa dalla corsa e sto leggendo L’idiota in politica. Una pessima accoppiata, se si vive on the nord.
Nelle prime pagine, Lynda Dematteo spiega cos’è l’idiota, e quale significato si debba attribuire alla parola nelle successive pagine:
Idiota, in senso etimologico, significa “uomo del luogo” ed è un termine la cui radice greca vuol dire “particolare”. Per gli antichi greci idiota era colui che non aveva accesso alla dimensione universale, quello che viveva ancora nella caverna, o meglio, nella sua caverna. [...] Idiota è dunque il soggetto votato alla più irriducibile autoctonia e al ripiego identitario. Quando un simile soggetto valica i confini del proprio universo culturale, si comporta spesso in modo improprio e grottesco. Preso singolarmente o all’interno della cerchia più o meno ampia dei familiari, nessuno è idiota; i problemi cominciano fuori.
Ecco, dicevo. Stavo tornando a casa e da una finestra ho sentito gridare due persone, uomini, che mi sono immaginato seduti assieme a tavola:
- E’ grazie a Bossi che il nano è ancora lì!
- Senti, va bene tutto. Il nano, non il nano. Ma quanti milanesi ci sono a Milano?
E ancora:
- Dimmi, quanti mi-la-ne-si ci so-no a Mi-la-no?!
Stanco della corsa, mi chiedevo quale fosse il senso della domanda. Ma non ho fatto in tempo a trovare risposte, perché davanti a me si è materializzato all’improvviso un tizio in giacca, cravatta verde e maschera da Arlecchino: l’idiota. Le parole escono dal proprio contesto, dalla sala da pranzo, arrivano per strada, e il caso vuole che di lì stia passando qualcuno che a Milano ci ha passato buona parte degli ultimi anni. Che, in fondo, un po’ milanese si sente anche, e che pensa che la città, la metropoli, Milano! sia di chi la vive e di chi sceglie di viverci. E che quella sia proprio una domanda da idiota.



