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Mission: sì, no, forse

Creato il 11 dicembre 2013 da Davideciaccia @FailCaffe

Alla fine è arrivato. Dopo mesi di polemiche e due petizioni per bloccare il programma, mercoledì sera è stata trasmessa la prima puntata di Mission, il nuovo docu-reality della Rai dove i vip nostrani vengono ripresi dalle telecamere mentre visitano i campi profughi in giro per il mondo.

NoMission
Il progetto, al quale hanno partecipato anche l’organizzazione umanitaria Intersos e l’Unhcr (l’agenzia Onu per i rifugiati), era stato duramente criticato già questa estate. Tra le varie accuse c’era anche quella, sempre respinta dai responsabili del progetto, di aver girato alcune scene in set cinematografici e location create ad hoc.

Mercoledì scorso, quando mi sono messa davanti alla tv, non ero certo ottimista su quello che mi aspettava. Quando Albano è entrato con le figlie nel campo profughi siriano in Giordania c’era da mettersi le mani nei capelli. Era peggio di quanto pensassi. Subito lo schermo si è riempito di luoghi comuni e le frasi fatte dei tre visitatori hanno preso il sopravvento sulla realtà drammatica che li circondava. I protagonisti non erano le persone che sfuggivano alla guerra, ma il cantante che portava in dono delle caprette o Romina Jr e Cristel che pitturavano i volti dei bambini. Non contente, nell’intervista in studio, hanno raccontato di quanto questa esperienza le abbia cambiate, invitando tutti i giovani a fare i volontari. Subito ho pensato ad amici e conoscenti che da anni lavorano nelle ong e nella cooperazione, chiedendomi che effetto gli avesse fatto questa esortazione.

Insomma, la prima metà del programma mi ha fatto cascare le braccia. Sarà per questo che poi l’entrata in scena di Francesco Pannofino e Candida Morvillo mi ha sorpreso così tanto? La differenza è stata subito lampante. I due vip non erano più i protagonisti, ma dei semplici cronisti che raccontavano quello che vedevano. La parola era passata ai rifugiati del Mali, alle loro storie e alle loro sofferenze.

Certo, i dubbi sul programma rimangono, così come l’ipocrisia di fondo. Non sarebbe stato meglio mandare in prima serata dei documentari dedicati alla questione? O anche solo far partecipare giornalisti ed esperti? Continuo a non credere che ci sia bisogno di mettere dei vip in un campo profughi e mandare in onda il programma in prima serata per sensibilizzare la gente sulla sorte di queste persone. A queste osservazioni c’è sempre chi ribatte che in questo modo si possono raggiungere più persone, sensibilizzandole su temi che altrimenti non conoscerebbero. Però nessuno ha spiegato ai telespettatori quali fossero le cause delle guerre che hanno portato delle persone a lasciare le proprie case e a vivere in un campo profughi. La sofferenza viene quindi decontestualizzata: la gente piange e sta male, ma nessuno ti spiega perché.

Il programma ha ricevuto circa l’8% di share, il che significa che poco più di due milioni di persone lo hanno visto. Mission è stato quindi un flop, se si pensa che è stato trasmesso su Rai Uno in prima serata.

Al di là di questo, la prima puntata ha dimostrato che i programmi televisivi, così come tutte le cose, si possono fare solo in due modi: bene o male. La seconda parte di Mission era quasi accettabile, motivo per il quale mi è ancora più difficile digerire il pezzo su Albano e figlie in Giordania.

Insomma, se volete farlo, fatelo. Ma almeno, per carità, che sia una roba dignitosa.

 


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