Magazine Maternità
È da qualche giorno che sto pensando a noi, a noi mamme. Penso che siamo strane, noi donne.
È partito tutto da un articolo ironico, provocatorio e intelligente di Flavia Rubino, scritto per Donna Moderna (potete leggerlo cliccando QUI).
Il primo pensiero, dopo averlo letto la prima volta, è stato: “Ma chi si crede di essere questa?”. Dopo averlo letto più volte e colto l’ironia e, secondo me, la voluta provocazione, pur non essendo d’accordo su alcune cose, ho pensato che Flavia non abbia fatto altro che evidenziare un “problema” che esiste: il perenne antagonismo che una donna, nel momento in cui diventa madre, inizia a percepire nei confronti delle altre mamme. Io, in un certo qual modo, ne ho già parlato nel mio libro “La mamma perfetta”.
In America la questione è aperta già da qualche anno, a scatenarla è stato un commento arrivato ad UrbanBaby, sito per i genitori di New York: una mamma “casalinga” ha scritto, rivolgendosi alle mamme “in carriera” di non avere intenzione, al parco, di socializzare con le loro tate. Un putiferio!
Per quanto se ne dica, secondo me, anche in Italia è palpabile una certa “rivalità” tra mamme che per necessità o per volontà hanno scelto di non mettere in secondo piano se stesse e il proprio lavoro e mamme che hanno invece deciso di dedicarsi completamente alla crescita della propria creatura mettendosi sì, a volte (troppo spesso a mio parere), in secondo piano.
Non so dirvi se io sia mai stata una mamma prettamente in carriera perché è evidente che, nel mio caso, nel momento in cui ho partorito mio figlio, sono cambiata. Come donna, proprio. Sono mutate esigenze e priorità e, nonostante abbia continuato a lavorare per anni anche da mamma, per me il lavoro non è mai più stato al primo posto. Anzi, mentre ad altre mamme lavoratrici non sembrava vero di prendere un aereo e partire, andare lontano e dormire comode in albergo, salutare per telefono, la sera, i figli che tanto la “presenza” i bambini la sentono lo stesso, anche da lontano… A me non è mai piaciuto. Certo i bambini si adattano a tutto però, per come la penso io (è una mia opinione e rispetto chi crede diversamente), è importante ricordarci come eravamo noi da bambini, cosa desideravamo, cosa ci rendeva felici e con chi volevamo trascorrere il nostro tempo.
Le volte che mi è capitato di dormire fuori, in una città lontana, magari all’estero, non sono mai stata bene. Non vedevo l’ora di tornare, questa è la verità. Ma io sono io e non pretendo che le mie scelte siano valide e giuste per tutte le altre mamme.
Fare un figlio per poi farlo crescere ai nonni o alla tata non fa per me. Tutto qui. Ho scelto la via (ovviamente potendolo fare) più consona alle mie esigenze di donna e di mamma prima di tutto, che ritenga che questa scelta sia anche la più giusta per mio figlio è un altro discorso. Che poi, magari, non è neanche così. Chi può dirlo? Chi può averne la certezza?
Il punto fondamentale è questo: vi assicuro che non avrei mai lasciato il lavoro che avevo, se non avessi avuto intenzione di dedicarmi alla scrittura. Cosa intendo? Che, secondo me, “lavorare” (qualsiasi lavoro una svolga), è importantissimo per una donna. Sia che lo faccia da casa sia dalla scrivania di un ufficio.
La nostra società non ci aiuta. Credo infatti che nessuna donna dovrebbe mai trovarsi a scegliere tra lavoro e casa. Penso che una società civile e moderna dovrebbe poter assicurare alle madri la possibilità di continuare a svolgere il proprio lavoro permettendo di riuscire a conciliare gli impegni lavorativi con quelli familiari. Secondo me il Governo (lo so che in questo periodo in Italia manco ce l’abbiamo…), dovrebbe incentivare le aziende che assumono le mamme e, soprattutto, quelle che rendono loro disponibile il telelavoro, la possibilità di lavorare da casa, magari per alcuni giorni stabiliti alla settimana come fanno, da tempo, altri paesi europei soprattutto quelli nordici.
Che essere madri non è una colpa.
Affinché questo sia possibile è necessario che le mamme smettano di farsi la guerra. Basta divisioni, basta critiche verso quelle che fanno scelte diverse dalle proprie.
Vuoi fare la mamma in carriera? E falla! Vuoi stare a casa a occuparti della tua famiglia? E stacci!
C’è bisogno di coesione. C’è bisogno di “lottare” per affermarci come donne, come esseri umani, come categoria, forte, all’interno della società, prima di tutto. Se vogliamo che qualcuno ci ascolti.
Che una mamma che prende l’aereo e sta via da casa tre giorni, non è comunque meno mamma di quella che sta a casa a cucinare la torta a suo figlio. È soltanto una questione di scelte che vanno, comunque sia, rispettate.
E aggiungo anche che a me, al parco, fa piacere parlare con le tate o con i nonni dei bambini le cui madri lavorano. Ma certo, io sono logorroica e parlo con tutti. ;-)
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