NBA IMHO
La stagione fin’ora.
…ovvero “Disastro Lakers”.
Tra le tante motivazioni per cui seguo l’NBA c’è di sicuro l’incertezza su quale squadra risulterà vincitrice del titolo. Ogni anno immagino, leggo, vedo possibili pretendenti al titolo e, con più frequenza di quanto si creda, i pronostici non vengono rispettati. Al contrario, quando questo succede, è altrettanto inaspettato.
Attualmente le squadre più convincenti, con serie possibilità di potersi giocare le Finals (serie “finale” tra le vincenti della Western e Estern Conference) sono: a Est, i Miami Heat (campioni in carica, guidati da Lebron James) e New York Knicks (di Carmelo Anthony), con possibili (forse improbabili) sorprese dei Chicago Bulls (legati al rientro di Derrick Rose) e Boston Celtics (finché c’è Paul Pierce c’è speranza) mentre a Ovest troviamo gli Oklahoma City Thunder (finalisti sconfitti l’anno scorso, con un Kevin Durant in stato di grazia) e i San Antonio Spurs (forse la squadra più organizzata e meglio allenata), con possibili “mine vaganti” quali i Los Angeles Clippers (trascinati da un Chris Paul entusiasmante) e i Memphis Grizzlies (partiti fortissimi a inizio stagione ma, al momento, un pò persi per strada).
Mmm…manca qualcuno…
Dove sono finiti i Los Angeles Lakers?
Premessa.
I Los Angeles Lakers sono una delle Franchigie con più storia, successi e fama dell’intero panorama NBA. Nonché una delle più ricche di tutto lo sport, non solo nordamericano. E’ quindi chiaro che ogni nuova stagione porti in casa Lakers grandi aspettative e ancor più grandi ambizioni. La stagione 2012/2013 non fa certo eccezione, tutt’altro.
Fine premessa.
Per i Lakers la stagione corrente è inizia sotto due imperativi, purtroppo l’uno in netta opposizione dell’altro: ricostruzione e vincere subito.
Dopo il “ben servito” rifilato nel 2011 a Phil Jackson, l’allenatore più vincente di sempre (11 titoli NBA, di cui 6 con i Chicago Bulls di un certo Michael Jordan e 5 con Los Angeles), la dirigenza dei Lakers ha tentato di ricostruire dalle ceneri della disastrosa uscita dai playoff 2011 (4-0 subito dai poi Campioni Dallas Mavericks) mettendo come capo allenatore Mike Brown, ex Cleveland Cavaliers dei tempi di LeBron James (dal 2010 a Miami, con cui ha vinto il titolo l’anno scorso e perso l’anno prima, quindi 2 finali consecutive) con la speranza di tornare subito vincenti. La stagione 2011/2012 non li ha nemmeno avvicinati alla possibilità di vittoria e la pre-season (una sorta di “amichevoli”) 2012/2013 ha mostrato segnali ben peggiori: i Lakers hanno perso 8 partite su 8 disputate. Eppure…
Già, eppure…
Eppure in estate i Lakers erano stati assemblati con il chiaro intento di poter competere per (e possibilmente vincere) il titolo. Ad affiancare Kobe Bryant (per intendersi, il “Michael Jordan” degli ultimi 10 anni), Pau Gasol (forse il giocatore europeo più forte di sempre in NBA) e Metta World Peace (ex Ron Artest, che solo dal “nuovo” nome merita un articolo tutto per sé…) la proprietà ha “piazzato” i colpi Dwight Howard (a detta di molti – ma non mia – il “centro” dominante del futuro) e Steve Nash (play-maker canadese, 2 volte consecutive MVP della Lega, nonché a quota 15.000 assist in carriera – il 1° di tutti i tempi
è John Stockton, ritirato, con 15.806…). Con un quintetto base del genere, praticamente da All-Star Game, le aspettative di vittoria a Los Angeles erano molto, molto alte.
Eppure, dicevamo…
La pre-season è iniziata male, mai i Lakers avevano perso tutti gli incontri prima di un campionato, Steve Nash si è fratturato una gamba praticamente subito e Dwight Howard ha risentito di pesanti problemi alla schiena. Quindi, dopo solo 5 partite di campionato, la dirigenza ha pensato bene di fare l’ultima mossa mancante (e IMHO la più sbagliata in assoluto, non solo in NBA ma in tutti gli sport di squadra): esonerare l’allenatore a stagione in corso. Silurato Mike Brown, è stato scelto (dopo molti pettegolezzi riguardanti un possibile ritorno di Phil Jackson che, nota bene, è “fidanzato” – lui 67 anni, lei 51 – con la figlia del proprietario dei Lakers, giusto per non farsi mancare nulla…) Mike D’Antoni, ex allenatore dei New York Knicks (esonerato) e, soprattutto, ex allenatore di Steve Nash ai tempi dei Phoenix Suns (sotto la cui guida Nash ha vinto i 2 titoli MVP). I vertici di Los Angeles hanno fatto una semplice operazione matematica: D’Antoni+Nash (a guidare LA) +Kobe+Howard (e Gasol) = titolo!!!
Beh, niente di più sbagliato.
I Lakers sono ora (domenica 20 gennaio 2013, praticamente a metà campionato) all’undicesima posizione (su 16) nella Western Conference, con un “record” (percentuale di vittorie) di 43,6 %. I tecnici hanno calcolato che per raggiungere i Playoff all’8° posto (ultimo valido) dovranno vincere il 70% delle prossime partite. Praticamente dovrebbero accendere un magico interruttore e, tutto di colpo, trasformarsi dalla squadra mediocre che sono (hanno perso contro quasi tutte le squadre col record migliore del loro) in uno squadrone da titolo (attualmente solo 3 squadre hanno il record sopra il 70%: Oklahoma, Los Angels sponda Clippers e San Antonio).
Eppure…
Eppure sulla carta i giocatori (alcuni, non tutto il team) ci sono. Forse l’allenatore un pò meno (ma di Phil Jackson ce n’è uno solo…).
Peccato che la “carta” e le semplice addizioni matematiche non producano alchimia (tra i giocatori), gioco (di squadra) e risultati (positivi).
Personalmente (non da tifoso LA ma da appassionato NBA) mi auguro che il “misterioso” interruttore venga trovato, non solo per la profonda ammirazione nei confronti di Steve Nash e Kobe Bryant, ma per il piacere sportivo che mi trasmette l’NBA stessa: i Playoff senza (questi) Lakers perderebbero di un forte elemento d’interesse.
No Lakers, no party.





