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NBA: sarà un’estate di riflessione ai Thunder

Creato il 06 giugno 2013 da Basketcaffe @basketcaffe

La primavera degli Oklahoma City Thunder non verrà ricordata proprio bene dalla franchigia, dalla città, dai tifosi, dai giocatori. L’infortunio di Russell Westbrook, la prematura uscita dai playoff di una squadra con il miglior record della Western Conference e probabilmente destinata a tornare alle Finals, o quanto meno a lottare con gli Spurs, l’enclave da cui sono stati generati e a cui si rifanno. E poi l’uragano che ha distrutto OKC, ha fatto vittime e ha ferito al cuore una comunità che da sempre si identifica con Durant e soci. L’estate si avvicina e dovranno per forza essere prese delle decisioni da parte di Sam Presti e dalla dirigenza.
Partiamo da quello che non è andato. La cessione del ‘Barba’ Harden prima dell’inizio della stagione ha costretto coach Brooks a ridisegnare la squadra e comunque in regular season tutto è andato bene, anche perchè con due superstar come Durant e Westbrook che vincono le gare da soli, un buon sistema difensivo, e una panchina di impatto con Kevin Martin, devastante knock down shooter, e il sapiente Collison, i Thunder sono riusciti a strappare la prima moneta dell’Ovest. Coach Brooks però, proprio per le stelle di cui sopra, non è riuscito ad implementare un sistema di gioco ed è fisiologico che, tolto Westbrook, il castello è venuto giù. Ovvio che non ci potesse essere una strutturazione come quella degli Spurs, o anche dei Bulls, dove il sistema viene prima dei singoli (e si è visto…), ma si pensava che dopo il flop delle scorse Finals e la partenza di un creatore di gioco come il Barba, Brooks avesse fatto passi avanti. E invece gli isolamenti sono aumentati, così come i dubbi.

Nella serie contro i Rockets Durant ha fatto pentole e coperchi, Reggie Jackson è cresciuto e le ultime cartucce di Martin e Fisher sono state sufficienti per affossare una squadra ancora inesperta e con una strutturazione che prestava il fianco. Contro una formazione solida come i Grizzlies i Thunder si sono schiantati come contro un muro: Durant è arrivato stanco, poco lucido e ancora più in difficoltà contro una difesa che collassava per forza di cose su di lui. Inevitabile l’eliminazione. Va sottolineato appunto che, quando la stagione si è fatta pesante e l’aria più rarefatta, Martin è sparito, per la non abitudine a questi livelli e per caratteristiche tecniche, mentre la delusione più grossa è stata Serge Ibaka.

Air Congo, che la dirigenza ha preferito ad Harden e che dal prossimo anno entrerà nel max contract, è letteralmente imploso. In regular season ha mostrato miglioramenti, soprattutto in attacco, ma nei playoff non c’è mai stato, a maggior ragione con anche l’assenza di Westbrook. Quasi sorprendente il modo in cui Marc Gasol e Randolph hanno abusato di Ibaka, e anche di Perkins. Ovvio che nulla è da buttare però sarà un’estate non facile per Sam Presti e per il proprietario Clay Bennet che, sfiga, perderà altri 30 milioni di dollari visto che nessuna franchigia verrà ricollocata a Seattle entro la fine del 2013 (clausola presente nell’accordo per il vecchio trasferimento da Emerald City a OKC).

Il futuro? Si ripartirà da Durant, Westbrook e Ibaka, per forza, visto che costano 45 milioni di dollari soltanto la prossima stagione. Scadono i contratti di Ronnie Brewer e Kevin Martin, che libera 12 milioni nel cap. Kendrick Perkins è fortemente a rischio amnistia per liquidare 20 milioni nelle prossime due stagioni mentre resteranno Collison, Sefolosha e i giovani: Reggie Jackson ha mostrato attributi e una buona affidabilità mentre sarebbe il caso di dare più spazio a Perry Jones e Jeremy Lamb, tenuti a cuccia in questo campionato ma considerati ottimi prospetti. E poi ci sono due scelte importanti al Draft, la numero 12 e la 29. La sensazione è che con la 12 vadano per un lungo, o il canadese Kelly Olynyk, o il neozelandese Steven Adams, però non è detto che, perso Harden e con Martin in scadenza, non decidano di scommettere su una guardia come Shabazz Muhammad (se c’è ancora…) o Kentavious Caldwell-Pope. Non è da escludere anche la scelta di un progetto da sviluppare come il tedeschino Dennis Schroeder o il corato Dario Saric.


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