Tre importanti intellettuali italiani, Ernesto Galli della Loggia, Alberto Asor Rosa e Roberto Esposito, hanno pubblicato un testo in favore della cultura umanistica, pubblicato sulla rivista "il Mulino".
Esso un dibattito nell'opinione pubblica, sorpresa che i tre studiosi, molto distanti sul piano politico, mostrino di nutrire le stesse apprensioni per la sorte dell'istruzione italiana e della stessa identità nazionale. L'allarme nasce dal "ripudio dell'umanesimo" e dalla "crescente tecnicizzazione" dell'insegnamento, che configurano una "rimozione del passato" destinata a compromettere in prospettiva il futuro dell'Italia, ma con gravi ripercussioni già nell'immediato. Non c'è solo la cultura scientifica, ma occorre salvaguardare anche quella umanistica, altrettanto fondamentale.
Su "Avvenire" il filosofo Adriano Fabris, docente Filosofia morale presso l'Università di Pisa, ha condiviso l'appello spiegando che senza cultura umanista "tutto rischia di essere appiattito su di un'unica dimensione tecnicoscientifica. E anche nei rapporti interumani domina, così potremmo chiamarla, la "dittatura della procedura"", oltre alla diffusione di una "concezione ideologica della ricerca scientifica, che peraltro non corrisponde al modo in cui gli scienziati fanno ricerca e alla consapevolezza che essi hanno della parzialità dei risultati raggiunti".
Il filosofo tuttavia si stupisce che nel testo condiviso dai tre studiosi "non si parla mai di religioni. Né si fa riferimento all'apporto che la tradizione ebraico-cristiana ha dato in Occidente alla definizione dell'umano. Analogamente la storia culturale d'Italia, qui brevemente tratteggiata, tralascia alcuni passaggi importanti, come ad esempio l'umanesimo cristiano del Quattro e Cinquecento, e accenna invece, con giudizio abbastanza scontato, alla stagione della Controriforma. E infine non considera il fatto che, da quasi vent'anni, la questione dell'essere umano è al centro dell'attenzione teorica e pratica del cattolicesimo del nostro Paese. Anzi, proprio al tema del "nuovo umanesimo", il cui riferimento per il credente è in Gesù Cristo, sarà dedicato nel 2015 il quinto Convegno nazionale della Chiesa italiana [...]. Se l'urgenza è di ripristinare una cultura politica in Italia su base davvero umanistica, allora è necessario promuovere l'apporto di tutti. La posta in gioco è troppo alta. La posta in gioco è il nostro futuro".
Anche lo scrittore Antonio Socci ha spiegato che "dall'alba della lingua italiana, con san Francesco, ai pilastri della letteratura (Dante, Tasso, Manzoni), tutto risplende di cattolicesimo. La verità (negata) è che l'identità italiana, per secoli, è stata data dal cattolicesimo. Ciò che nel Risorgimento si chiamava Italia - come ha osservato il laico Sergio Romano - era unito solo da una cosa: il cattolicesimo". I tre intellettuali, ha proseguito, "lamentano la colpevole "rimozione del passato" perpetrata nel nostro Paese, ma poi sono loro stessi i primi a rimuovere il cattolicesimo, che permea tutta la cultura e la storia d'Italia".
Insomma, l'appello pubblicato su "il Mulino" appare di ben altro spessore della denuncia fatta da tre intellettuali marxisti, Mario Tronti, Giuseppe Vacca e Pietro Barcellona, sull' "emergenza antropologica" che rischia di affondare la nostra civiltà. I "marxisti ratzingeriani" hanno infatti saputo individuare nel magistero della Chiesa il punto di resistenza più forte e profondo all'attuale "dittatura del relativismo" e della tecnocrazia, riconoscendo da un punto di vista laico che la Chiesa è depositaria di un sapere sull'uomo che salva la sua libertà, la sua dignità e la sua integralità dalla pretesa della tecnologia e della scienza su ciò che è umano.
Proprio in questi giorni, infatti, il card. Angelo Scola, arcivescovo di Milano, ha ricordato che "nel contesto dell'ecologia dell'uomo un primo dato con cui fare i conti è il prevalere della tecnocrazia. Se "nutrire il pianeta" significa lavorare perché tutti e ciascuno abbiano accesso al pane quotidiano, è indispensabile ricordarsi che il bisogno di nutrirsi, fra gli esseri umani, ha un valore che eccede il fatto bio-chimico di fornire energia al corpo. Cucinare è proprio della famiglia umana, prendere cibo insieme è uno dei momenti alti del vivere insieme. Ogni tradizione e cultura hanno un valore e un sapore la cui dimensione simbolica nutre la persona in modo reale, indispensabile alla vita quanto proteine e calorie che alimentano il corpo".
La redazione