Nicolas Bouvier è stato uno scrittore, pittore e fotografo. Ma è stato soprattutto un viaggiatore: lasciò la Svizzera nel 1953 con l’amico Thierry Vernet a bordo di una Fiat Topolino. Jugoslavia, Turchia, Iran, Pakistan. Vernet girò i tacchi, Bouvier proseguì. Raccontò tutto in un grande classico della letteratura di viaggio, La polvere del mondo. Continuò poi a viaggiare per tutta la vita, le sue mete preferite furono Ceylon, il Giappone, l’India, l’Irlanda. Un preziosissimo volume raccoglie tutte le poesie scritte itineranti, si chiama Il doppio sguardo ed è edito da ETS. A tutti i viaggiatori: procuratevelo, raramente mi è capitato di leggere poesie di viaggio così schiette e profonde al contempo. Come se Bruce Chatwin, Robert Pirsig o Tiziano Terzani avessero scritto in versi la propria epopea. Intanto, eccovi sue tre poesie tradotte da Luigi Marfè.
In un sol colpo
Il balenio di un incubo
Hai perso le staffe
La vita ti ha preso il cavallo
e si allontana da te
in un galoppo di cenere
La lana delle parole amate
se n’è volata a fiocchi
verso il cielo che scolora
Bianco ridotto a niente
bianco aperto fino all’osso
Amido d’ospedale tutto ovattato
di minacce
Testa fulminata che ronza
senza senso
Chiavi pesanti ci hanno chiuso alle spalle
le sonore serrature di novembre
l’alcol bisbiglia in segreto
dentro giare di vimini intrecciato
Ormai è in un altro altrove
che non dice il suo nome
in altri venti e in altre pianure
che dovrai
più leggero di una palla di cardo
sparire in silenzio
e ritrovare il vento delle strade
***
Da quando il silenzio
non è più il padre della musica
e la parola ha smesso di confessare
che ci porta solo al silenzio
le grondaie piangono
fa buio e piove
Nell’oblio dei nomi e dei ricordi
rimane qualcosa da dire
fra questa pioggia e Quella che si attende
fra il sarcasmo e il testamento
fra i tre rintocchi dell’orologio
e i due battiti del sangue
Ma da dove cominciare
da quando il sole del prato
rifiuta di dire perché
comprendiamo la semplicità
solo quando il cuore si spezza
***
Quando ravvivare le parole per dar loro colore
non sarà più affar tuo
quando il rosso del sorbo e il profilo delle ragazze
non ti faranno più rimpiangere la giovinezza
quando un nuovo volto tutto sbreccato d’assenza
non farà più tremare ciò che credevi saldo
quando il freddo avrà preso congedo dal freddo
e l’oblio detto addio all’oblio
quando tutto sarà foderato
dal silenzio opaco dell’agrifoglio
quel giorno
qualcuno ti aspetterà sul bordo della strada
per dirti che è andata bene così
che dovevi concludere il tuo viaggio
spoglio
del tutto spoglio
allora forse…
ma la neve caduta questa notte
sia come un dito sulla tua bocca