È morto “l’ultimo soldato” dell’esercito imperiale giapponese. Hiroo Onoda, 91enne ex ufficiale dell’intelligence del Sol Levante, aveva deposto le armi soltanto nel 1974, nel giorno del suo 52esimo compleanno, ben ventinove anni dopo la fine della Seconda guerra mondiale.
(IlGiornale.it Ven, 17/01/2014 – 11:11)
Ho avuto il primo contatto con la cultura giapponese quand’ero ancora un bambino, me ne sono innamorato e non ho mai cessato di amarla.
Non avevo ancora dieci anni, quando mi capitò il privilegio di avere tra le mani alcune delle “Trentasei Vedute del Monte Fuji” di Katsushika Hokusai, una delle quali “La Grande Onda” rappresenta uno tsunami. Un’arte raffinatissima, magica, assai lontana dai canoni estetici occidentali, la cui novità suscitò in me una grande impressione. E non vi dico la fierezza, tutta infantile, nel brandire, anziché le solite pistole giocattolo o i fucilini ad aria compressa, una katana del Seicento, appartenuta a un Samurai, come avevo visto fare a Toshirō Mifune in Rashōmon.
Poi vennero le letture degli Haiku di Matsuo Basho (un genere che coltivo da anni con grande passione) e degli scritti di Yukio Mishima, l’ultimo Samurai, da cui appresi l’etica del Bushidō. Un’etica cavalleresca che sopravvive nella cultura giapponese, anche se ormai i Samurai non esistono più, e che possiamo sintetizzare con il termine Onore. Per un vero Giapponese l’Onore è la cosa più importante, più importante della vita stessa. Quando si perde l’Onore, la vita non vale la pena di esse vissuta ed è meglio privarsene.
Un tempo, questo Onore doveva essere conservato al cospetto del Mikado, dello Shōgun o del Principe cui si era giurata fedeltà sino al sacrificio della vita, ne sono un esempio non molto lontano i Kamikaze. Oggi, in un contesto culturale e sociale che vede ancora prevalere l’interesse comune rispetto a quello individuale, l’Onore va conservato al cospetto della comunità, sia essa la famiglia, la società per la quale si lavora o lo Stato, uno stato da sempre indipendente e mai invaso da alcuno prima del Secondo Conflitto Mondiale, nel quale i Giapponesi, la cui identità nazionale ha radici millenarie, si identificano totalmente.
Ma, oltre all’Onore, il Bushidō prevede il rispetto di altri, altissimi valori morali:Onestà e Giustizia, Eroico Coraggio, Compassione, Gentile Cortesia,Completa Sincerità, Dovere e Lealtà. Valori che si esprimono in forme altamente ritualizzate, a volte incomprensibili per noi Occidentali, che le consideriamo una sorta di formalismo un po’ ipocrita, non arrivando a comprendere la loro aderenza ai valori che rappresentano e dimostrano che la forma è sostanza.
Una forma e una sostanza che sono un tutt’uno e di cui il Popolo giapponese ci ha dato un esempio ammirabile e commovente, in occasione della recente catastrofe che si è abbattuta sulla sua Nazione. Abbiamo visto la compostezza dei deputati della Dieta Nazionale nel momento della scossa devastante, gli impiegati che cercavano di salvare i computer dei loro uffici, le file pazienti e ordinate nei centri di soccorso e assistenza, la mancanza di scene di panico, la dignità e il coraggio di un popolo che non si piega e si impegna immediatamente a dare il suo contributo alla ripresa di quelle attività che consentono, pur in presenza di una così immane catastrofe, un’ordinata ripresa della vita civile. Ammirabile e commovente.
E poi non dobbiamo dimenticare che i Giapponesi sono abituati a convivere da sempre col mostro che ruggisce sotto la loro terra e spesso si manifesta con ferocia. Non dobbiamo dimenticare che sono stati gli unici a conoscere l’orrore della guerra atomica, che ha segnato in modo ancor più profondo la loro visione del mondo e della vita, rendendo ancor più manifeste quelle paure ancestrali che trovano la loro rappresentazione cinematografica in Godzilla, il mostro distruttore, l’incubo giapponese, generato dalla contaminazione radioattiva.
Come si ripresero eroicamente dalle devastazioni della guerra, i Giapponesi si stanno riprendendo rapidamente e senza piagnistei da questa ennesima catastrofe, continuando a rappresentare con la loro civiltà, il loro amore per la bellezza e quella forma che è sostanza, un esempio di fronte al quale ci inchiniamo ammirati.
NIPPON BANZAI!
Federico Bernardini
Illustrazioni: Il samurai Miyamoto Musashi, fonte http://it.wikipedia.org/wiki/File:Musashi_ts_pic.jpg
“La Grande onda” (Katsushika Hokusai), fonte http://it.wikipedia.org/wiki/File:The_Great_Wave_off_Kanagawa.jpg
Yukio Mishima, fonte http://it.wikipedia.org/wiki/File:Yukio_Mishima_2.jpg
kamikaze, fonte http://it.wikipedia.org/wiki/File:Navy_Kamikaze_Lieutenant.jpg
Hiroshima dopo il bombardamento atomico, fonte http://it.wikipedia.org/wiki/File:Hiroshima_aftermath.jpg