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La galassia di partiti che compongono il fronte del No decide di affidare la campagna pubblicitaria a un esperto del settore marketing, Renè Saavedra, che mette in gioco l'idea dell'allegria per sconfiggere il regime.
La sua vita e quella dei suoi collaboratori diventa però un incubo: il regime non esita a mettere in campo la strategia del terrore psicologico e reale.
In un clima di costante minaccia la campagna per il No va avanti.
In soli tre film ( Tony Manero, Post Mortem e No), Pablo Larrain, regista cileno classe '76, quindi ancora non venuto al mondo quando accadevano certi fatti fondamentali per la storia del suo Cile, ha dato un quadro corrosivo ma soprattutto esauriente di quello che è accaduto nel suo Paese dall'avvento di Pinochet in poi.
Se nei primi due film prevaleva lo squallore della povertà e la protesta accorata sotto forma di autopsia di Allende e di tutti quei corpi accatastati che sono visione indelebile nella memoria del cinefilo, in No l'aspetto esteriore è più leggero, ma solo apparentemente.
Il Cile comunque si è evoluto nonostante il suo regime, c'è gente che sta bene, che si fa gli affari suoi e che vive con tutte le comodità del caso.
Però la libertà è una chimera, tutto è controllato dall'alto, tutto è razionato , dietro una facciata rassicurante il regime mostra comunque la sua ferocia in un clima artificialmente tranquillizzato, con le coscienze sedate dall'apparente benessere di alcuni.
Il film di Larrain verte sulla campagna elettorale di quel 1988 muovendosi negli spazi angusti della storia del proprio Paese eppure riesce sempre a sorprendere nonostante la fine sia nota.
L'idea della campagna elettorale del fronte del No viene cambiata in corsa dal pubblicitario: invece di sottolineare tutte le brutture di un regime di cui tutti conoscono le metodologie, perchè non concentrare gli sforzi nella visualizzazione di un Paese migliore, libero e senza dittatura?
Perchè non regalare un sogno invece di ricordare una realtà assodata e toccata con mano da milioni di elettori?
No è la storia di come il linguaggio del marketing, della pubblicità entri in quello politico e viceversa, narra il rincorrersi degli strateghi delle due campagne referendarie in un appassionante testa a testa su uno sfondo comunque inquietante perchè il regime non vuole lasciare nulla di intentato per vincere questo referendum che però all'inizio è visto solo come una stupida formalità.
L'errore capitale è quello di sottovalutare l'impatto di una campagna elettorale referendaria condotta con un linguaggio nuovo, mutuato dalle (allora) nuove tecniche di comunicazione.
Dal punto di vista formale No è una perfetta simulazione di film anni '80: aspetto anticato, formato in 4 :3 che è esteticamente di rottura rispetto a tutto quanto venga girato oggi, un sollucchero il dietro le quinte degli spot pubblicitari , la loro costruzione in studio e in esterni.
Tutto questo però non nasconde il terrore che si respira ad ogni momento , l'atmosfera di tensione esacerbata dai mille e mille occhi che sembrano continuamente controllare ogni mossa di chi sta lavorando alla campagna pubblicitaria.
Stavolta il regime è catturato in tutta la sua brutalità non nelle strade ma nelle stanze dei bottoni dove si cerca di manipolare la coscienza di una nazione, uccidendola.
E uccidere le menti è come privare i corpi di vita.
Candidato all'Oscar 2013 come miglior film straniero.
( VOTO : 8 / 10 )
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