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Noi stiamo con i pedofili

Creato il 17 maggio 2010 da Dragor

Opus_003    Non lo avete notato? Quando un pedofilo in calzoni viene scoperto, rischia il linciaggio. Tutti lo considerano colpevole in partenza, gli amici gli voltano le spalle, i datori di lavoro lo licenziano o nel migliore dei casi lo sospendono. Viene umiliato, schernito, insultato. Una volta, in Inghilterra, perfino un pediatra ha rischiato il pestaggio. Chiaramente digiuna di greco, la gente aveva creduto che sulla sua porta di casa fosse stato affisso l’infamante cartello « pedofilo »

  

   Ma se il pedofilo ha avuto il buon riflesso di mettersi una sottana e  diventare prete cattolico, non gli succede niente di simile. Non soltanto i datori di lavoro si guardano bene dal sospenderlo o licenziarlo, ma lo trasferiscono in un’altra sede in modo che possa continuare le sue attività senza incappare nei rigori della giustizia. Anche se è stato sorpreso  nudo mentre sodomizzava un bambino, anche se nel suo computer sono state trovate 10.000 immagini pedopornografiche,  anche se le piccole vittime descrivono con inesorabile precisione i suoi slip rosa con l’orlo di pizzo, i fedeli si « stringono » attorno a lui, gli esprimono tutta la loro affettuosa solidarietà, rimproverano severamente i piccoli accusatori, fanno veglie di preghiera perché sia scarcerato. In poche parole, « vogliono » che sia innocente.

 

   Si potrebbe credere che questa deformazione mentale nasca dal pensiero religioso. Indottrinati fin dalla più tenera infanzia, educati a credere in assenza di prove o contro ogni prova, culturalmente abituati a scambiare i propri desideri per realtà,  desiderano che il parroco sia innocente come desiderano che ci sia una vita dopo la morte o che la Madonna sia apparsa a Lourdes. Cosi’ la Madonna « è » apparsa a Lourdes, « esiste » una vita dopo la morte e il parroco « è » innocente.  L'onnipotenza del pensiero.

 

   Moltiplicato per migliaia di casi, questo curioso modo di  pensare ha dato origine alla grande manifestazione di solidarietà al papa che si è tenuta ieri in piazza San Pietro a Roma. Solidarietà a chi? A un uomo che per anni ha coperto le attività dei preti pedofili, trasferendoli e nascondendoli invece di denunciarli alla giustizia. Certo, come ogni imputato quest’uomo ha diritto alla presunzione d’innocenza, ma le prove sono schiaccianti. Sua, per cominciare, è la firma in calce al documento “Crimen Sollicitationis” con il quale la chiesa insegna come nascondere i preti pedofili. E le accuse di complicità, di ritardi, di trasferimenti, di negligenze e d’insabbiamenti piovono dal mondo intero, ma gli amici offrono al papa una cambiale in bianco. Anche se colpevole, sarà sempre innocente. Come se non bastasse la RAI, televisione di stato pagata con i soldi di tutti,  ha invitato il pubblico a inviare SMS di solidarietà al papa. Certo, non è ancora stato condannato e ha diritto alla presunzione d’innocenza, ma un po’ di ritegno non guasterebbe. Assolvere a priori è immorale come condannare senza processo.

 

   Per darvi un’idea della disparità di giudizio, recentemente a Nizza una donna è stata condannata a 7 anni di prigione per avere coperto le attività pedofile del marito con la figlia. Accusata di non averlo denunciato alle autorità, ha commesso una sola volta il crimine che si rimprovera al papa in migliaia di casi. Se Joseph Ratzinger fosse processato con lo stesso metro, quanti anni di prigione meriterebbe?

 

 Dragor


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