Magazine Cultura

Non aspettare primavera, Arturo.

Creato il 20 marzo 2012 da Bens
Cosa ne sarà di me, Arturo? Come si vive la vita senza di te? La gente come noi, ubriaca di whisky e sogni, colleziona delusioni con cui arreda il cuore. Tu hai dato voce alle mie paure, alle mie consapevolezze, ti ho osservata buona dal tuo letto sfatto mentre, di spalle, violentavi la tua macchina da scrivere ed era come se con le dita tu colpissi cattivo me. Ti ho osservato buona mentre, stravolto dalla speranza, riposavi su un fianco, disteso su quel letto sfatto ed io piano ti carezzavo il viso italiano e spostavo ciocche brune di capelli dalla tua fronte alta.
Non so cosa sia l'invidia, Arturo, ma so cos'è la devozione. Ti sono devota come una vestale alla sua fiamma, come una suora alla sua clausura, come un giovane ebreo figlio di falegnami ai piedi sudici dei suoi compagni. Sono devota alla poesia della tua condizione di derelitto, alla tua arrogante presunzione che nasconde un'adolescenziale insicurezza. Posso essere la madre che rassicura un figlio deluso e triste. Posso accoglierti tra le braccia carezzarti il volto, dondolarti e sussurrarti che per quelli come noi non esiste speranza. Per quelli come noi non esistono epiloghi gloriosi. Quelli come noi muoiono soli e malati, poveri e sconosciuti.
Posso essere la puttana che, arrabbiato picchierai e scoperai e picchierai e scoperai, e quando avrai finito, da brava puttana, prenderò i tuoi soldi, indosserò i miei abiti sparsi per la camera e con il labbro tumefatto e i capelli scompigliati me ne andrò silenziosa. Quelli come noi, Arturo, non amano che se stessi, l'idea partorita dal potenziale del proprio talento. Amo te perché sei come me. Un topo. Quelli come noi non possono essere amati, Arturo. Amano quello che siamo in grado di offrire, amano le nostre parole. Della nostra carne non amano nulla. Ci vendiamo come prostitute. Non vendiamo il nostro sesso, ma qualcosa di molto più raro e prezioso. Vorremmo essere liberi, vorremmo che gli altri fossero liberi, vorremmo essere ricchi. E invece eccoci qui, seduti l'uno di fronte l'altra, in uno squallido bar sulla Sunset, pieno di messicani, a bere whisky prima che tramonti il sole. Posso essere il tuo bicchiere di whisky, Arturo, e puoi bermi avidamente fino all'ultimo sorso e gettarmi contro il muro, mandandomi in frantumi. Hai dato vita ai miei pensieri ed io sarò per te tutto ciò che vorrai. Madre, puttana, whisky. Per quelli come noi non esiste solitudine più grande della compagnia e se vuoi andare io ti capisco. Imparerò a svegliarmi nel cuore della notte facendo i conti con la tua assenza. Non aspettare primavera, Arturo.

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :