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Non chiamateli Ultras (by Eric Cartman)

Creato il 03 febbraio 2014 da Simo785

NON CHIAMATELI ULTRAS …Eppure io ci credevo; credevo di poter cambiare il mondo -per lo meno il mio- dai gradoni di una curva. Credevo nei valori condivisi da quel manipolo di persone; credevo che difendere una sciarpa comportasse anche prendersi dei rischi; credevo anche che l’onore della mia città -e di conseguenza il mio- passasse per il nostro atteggiamento su quei difficili spalti degli anni 90. Prima il gruppo poi la maglia ci si ripeteva come un mantra, prima per convinzione quindi per esorcizzare il timore di non essere sempre all’altezza della situazione. Nessuno doveva restare indietro e infatti quasi mai nessuno ci rimaneva.

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Le regole erano poche, chiare e soprattutto condivise: era la mentalità, quella vera ed ormai rara… non la banalità di chi utilizza oggi questo termine inflazionato come scusa per non fare, non essere e non provarci nemmeno. Lo “sbirro” non era il nemico ed in realtà nemmeno il tifoso avversario lo era più di tanto perché dietro le altre sciarpe strette al viso intravedevi i tuoi stessi occhi e la tua stessa passione: I colori ci dividono la mentalità ci unisce si diceva… e ci univa per davvero! nell’intima convinzione di essere gli ultimi destinatari di quei valori sinceri che i nostri padri ci avevano insegnato, in un mondo ormai “asciugato” da princìpi ed ideali. Amicizia, rispetto, forza ma soprattutto identificazione in un’idea che doveva essere mostrata e spesso indossata. Erano i tempi del bomber portato dal verso arancione, del Barbour, dello Stone Island …e con un occhiata decifravi tutto.

Ultras ultimi romantici.. un po’ bulli ed un po’ semplici; così ingenui da permettere che comuni delinquenti si mischiassero occasionalmente con loro, che l’eversione politica si insinuasse tra le loro fila e soprattutto da consentire a qualcuno di “sporcare” il tifo con il business. Ecco che, quando la moneta e la politica subentrano alla passione, finisce il gioco e si affaccia la violenza truce ed inaccettabile. Quella dei coltelli; delle lotte intestine per il controllo della curva e degli assalti organizzati alle forze dell’ordine.

Passaggio cruciale e mortifero, il tempo dell’innocenza era finito. L’ultras vuole tenere alto l’onore della città e della squadra, non sfogare le proprie ansie contro una divisa e soprattutto la sciarpa la indossa non la vende -se non per racimolare due spicci per il gruppo, le trasferte e le torce-. Perché allora questa deriva? “…Noi siamo ultras vogliamo combattere… ma chi sono i nostri nemici??” Tutta colpa della Tessera del Tifoso?? Nemmeno per idea! Quella è la classica soluzione “italiota” creata ad arte per scimmiottare il rigore d’oltremanica e nel contempo premiare una burocrazia tutta italica, ma non ha sfasciato il movimento. Allora la colpa è delle Pay Tv?? Nemmeno.

Di sicuro hanno tolto parecchio appeal alle gare svuotando gli stadi, ma solo dai tifosi “normali” la cui passione termina dove inizia una diretta. L’ultras non è permeabile a tali lusinghe, vuole annusare l’odore acre del fumogeno, sentire le urla e vedere la tensione nei visi; non c’e’ HD o 3D che tenga. In fin dei conti il nemico non si vede semplicemente perché non indossa i colori della squadra avversaria ma si mimetizza, si insinua tra le linee amiche sfruttando la passione autentica di migliaia di persone.

Da bravo burattinaio usa, raggira e si prende gioco di tutto e tutti pur di cucirsi addosso un mestiere… quello di ultras! Ma per favore questi NO! QUESTI SONO IL MALE… NON CHIAMATELI ULTRAS!


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