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Non era difficile prevedere che anche questa inchiesta denominata "scommessopoli" avrebbe seguito il solito copione di tutte le inchieste che vedono coinvolti personaggi popolari, perché quelle in cui sono protagonisti i poveri disgraziati di sovente vanno ancora peggio.
Terminato il tempo dei titoli a tutta pagina, con tanto di foto del campione in disgrazia in bell'evidenza, vengono allaluce tutte le discrepanze tra i fatti accertati e le ipotesi investigative degli inquirenti, tutte basate sulle intercettazioni telefoniche tra gli artefici delle partite manipolate, o pseudo tali.
I due personaggi di spicco dell'organizzazione, il dentista Marco Pirani e il proprietario di agenzie di scommesse Massimo Erodiani, sono stati scarcerati e ammessi al regime degli arresti domiciliari, segno che hanno raccontato ai magistrati quello che questi volevano sentire, mentre rimangono in carcere i due calciatori al centro dell'intera vicenda, l'ex capitano del Bari Antonio bellavista, che non ha risposto alle domande degli inquirenti in quanto il suo difensore non ha ricevuto ancora gli atti necessari, e soprattutto l'ex portiere della Cremonese Marco Paoloni, che ha invece risposto alle domande, ma fornendo una versione dei fatti completamente diversa da quella che i magistrati si attendevano.
In sostanza, Paoloni ha respinto tutte le accuse, raccontando di aver solo fatto scommesse legali, essendo un giocatore accanito e di essersi rovinato la vita per questo, indebitandosi fino al collo, e di non aver mai somministrato il tranquillante Minias ai suoi compagni di squadra.
Il racconto di Paoloni disegna il dramma personale di un giovane che finito in mano agli uomini dell'organizzazione di scommettitori, per cercare di recuperare i soldi persi e pagare i debiti consigliava ai suoi complici di scommettere su partite "certe" ma non truccate, confidando di indovinare il risultato più probabile, millantando di sapere retroscena inesistenti grazie alla conoscenza di alcuni calciatori che militano nelle squadre in gara, come i suoi ex compagni delle giovanili della Roma Daniele De Rossi e Daniele Corvia.
Era del resto già stato accertato che Paoloni aveva creato sul servizio di messagistica Skype un account col nome di Corvia, per accreditare queste sue entrature.
Altro e più forte colpo alle certezze degli inquirenti deve averlo dato il calciatore del Sassuolo Daniele (nome che ricorre) Quadrini, che non solo ha respinto ogni addebito ma ha pure rivelato di aver prontamente denunciato alla Figc un tentativo di combine che gli era stato proposto.
Una rivelazione che ha rimandato la palla negli uffici della federazione calcio, ma che dimostra di come le cose siano molto diverse da come le ha pensate il Pm Roberto Di Martino, che evidentemente conoce poco gli ambienti del calcio italiano e delle scommesse.
Fatto sta che dopo aver confidato le sue "sensazioni" di partite di Serie A ai giornalisti e aver confermato le sue convinzioni anche dopo che il presidente dell'Anm Palamara (per una volta) gli abbia consigliato prudenza, il Pm Di Martino comincia ad innestare la marcia indietro, conscio di non aver in mano altro che fuffa, , ammettendo che probabilmente si è fatto suggestionare dai racconti di troppa gente che gli raccontava di partite aggiustate anche in Serie A (e magari dalla popolarità che l'inchiesta avrebbe potuto portargli).
Adesso cominciano le prime rimostranze di quanti si sentono danneggiati ingiustamente dall'inchiesta e dalla campagna stampa che ha messo in mezzo nomi tanto per fare un po' di cassetta.
Se Beppe Signori, che a oggi deve essere considerato solo uno scommettitore accanito, si lamenta tramite il suo legale dell'uso fatto dalla stampa del suo nome (anche quando si parla di Erodiani e Pirani gli articoli sono corredati con una foto di Signori), Marco Bressan, ex centrocampista della Fiorentina e autore di uno dei più bei gol mai segnati in Champions League, si duole per una appena iniziata e già compromessa carriera da direttore sportivo.
All'amico giornalista che sostiene che alla fine chi rischia di più in questa storia è proprio il Pm Di Martino, qualora l'inchiesta si rivelasse una mezza bufala, dico che può rasserenarsi: il Pm non rischia niente e l'inchiesta con il relativo processo farà la fine di tutte quelle che l'hanno preceduta. Annunciata da squilli di tromba continuerà pigramente per anni, concludendosi nell'indifferenza di tutti.
Basta solo domandarsi che fine ha fatto l'inchiesta e il processo sulla Giunta regionale abruzzese, che portò all'arresto del Presidente della Regione Ottaviano Del Turco.
Iniziata anche quella vicenda con la convinzione degli inquirenti di avere prove schiccianti contro gli inquisiti, si è poi continuato in una continua diostrazione di quanto le prove fossero in realtà deboli, se non inconsistenti.
Il processo è fermo alla prima udienza svoltasi il 27 Maggio scorso, nella quale si parlò di tutto, tranne che dei fatti contestati.
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