La Chiesa ha frequentemente rivolto messaggi al mondo dello sport, in particolare volendo evidenziare come esso aiuti a promuovere pienamente lo sviluppo della persona, quando è vissuto con lo spirito giusto. La richiesta ai professionisti è quella di diventare dei validi modelli da imitare, anche in forza della profonda popolarità che hanno. Il card. Tarcisio Bertone lo ha espresso in maniera assai chiara nel 2007 in occasione dell’incontro natalizio con il mondo dello sport italiano: «C’è bisogno di modelli da imitare e voi, cari atleti, potete esserlo per tanti ragazzi. Modelli non solo nello sport, ma anche nella vita».
E’ giusto occuparsi ogni tanto anche delle tantissime notizie che giungono dal mondo sportivo internazionale, di atleti che sanno essere anche un riferimento sano e positivo per i loro fans. In Italia di esempi in questi ultimi anni non ce ne sono stati poi molti, tra i pochi sicuramente Damiano Tommasi, ex giocatore della Roma e della Nazionale e attuale presidente dell’Associazione Italiana Calciatori. Di profonda fede cattolica, come spiegò in questa intervista, è l’unico che abbia scelto di giocare in serie A con lo stipendio minimo sindacale (15 mila euro all’anno).
E’ di questi giorni la notizia che l’ex giocatore nordirlandese del Manchester United, Mulryne Phil, centrocampista di grande talento seppur “oscurato” dai vari Beckham, Scholes e Nicky Butt, è oggi a Roma a studiare per diventare sacerdote presso il Pontificio Collegio irlandese.
In Brasile c’è la squadra Vasco da Gama che si definisce con orgoglio “il club calcistico più cattolico del Brasile”, e che conserva gelosamente all’interno dello stadio São Januario, una cappella dedicata con beneaugurante orgoglio a Nostra Signora delle Vittorie. Una vera chiesetta collocata proprio dietro una porta. Il team si sta battendo in questi mesi perché rimanga, nonostante i necessari lavori di ampliamento dell’impianto sportivo.
Negli USA c’è un ragazzotto di 24 anni che sta davvero spopolando tra i tifosi del football americano. Il suo nome è Tim Tebow, quarterback dei Denver Broncos e già ritenuto un autentica leggenda, considerato tra i migliori quarterback della storia a livello di college. Profondissima fede evangelica, si riferisce spesso alla Bibbia nelle sue interviste, si raccoglie in preghiera prima e dopo la partita, imitato dai suoi compagni, e risponde con tranquillità quando gli si chiedono i motivi per cui desidera rimanere vergine fino al matrimonio. Partecipa volentieri a spot contro l’aborto e in difesa della vita nascente ed è omnipresente sulla stampa sportiva americana.
I cattolici “rispondono” con Philip Rivers, altro quarterback d’oro che gioca per i San Diego Chargers, già vincitore del titolo di ACC Athlete of the Year nella stagione 2004 e del titolo di ACC Rookie of the Year nella stagione 2000. 30 anni, sposato con sei figli, convertitosi dal protestantesimo grazie a sua moglie Tiffany. Va a Messa al mattino presto la domenica, prima della partita. Lo fa anche se è in tuor con la squadra: «Ho incontrato belle chiese in tutti i luoghi, ma ciò che è ancora più bello rispetto alle chiese è che Gesù è sempre presente nell’Eucaristia, e questo è vero in qualsiasi Chiesa cattolica in cui mi reco», ha detto recentemente. Assieme alla moglie ha fondato fondato la “Rivers of Hope”, un’associazione che facilita l’adozione di bambini.