06:40 a.m.
Fuori è ancora buio, una pioggerellina leggera bagna i vetri della mia finestra. Tiro un sospiro di sollievo pensando che l’estate è finita.
Ripenso alle ore calde e interminabili di questi mesi, alla voglia di andar via, al vuoto delle tre di pomeriggio.
E poi ripenso a quando guardandomi allo specchio, non mi sono più riconosciuta. A quando voltandomi indietro ho visto schegge di me sparpagliate ovunque, ho visto desolazione e abbandono. Guarda che casino.
Ricordo l’impeto di rabbia e i pugni stretti. Ricordo una me inginocchiata a terra e l’improvvisa tenerezza nel raccogliere quei pezzi. Pochi gesti, macchie di pittura sui vestiti. Rialzarsi con le tasche piene e trovarsi lì dove il cerchio si chiude.
E così mi tornano in mente il treno prenotato su due piedi e le lunghe passeggiate per le strade di Venezia.
Rivedo quel pomeriggio di fine agosto in cui ho ritrovato il mare, rivedo quel tuffo in cui mi sono riscoperta leggera. La libertà che esplodeva nel petto.
Oggi sorrido a quest’estate e sono contenta di vederla andare. Si sta portando via quella pelle che ho indossato per nascondere la mia e il laccio che strozzava i miei pensieri.
Oggi torno a scrivere perché qualcuno mi ha detto che questo autunno ha un profumo diverso, perché nella parete imbiancata di fresco di una stazione ho visto foglio bianco su cui far scorrere la penna.
Vi è mai capitato di riuscire a toccare il momento in cui si riparte da zero? E’ come svegliarsi su una spiaggia dopo un naufragio. Sentire la sabbia tra le dita e i vestiti zuppi, ricordare la bufera e guardarsi intorno con trepidazione, per scoprire se qualcuno si è salvato insieme a voi.