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Obama apre ai matrimoni gay, recupera il voto dei giovani e i dollari di Hollywood

Creato il 12 maggio 2012 da Pfg1971

Obama apre ai matrimoni gay, recupera il voto dei giovani e i dollari di Hollywood

Obama apre ai matrimoni gay, recupera il voto dei giovani e i dollari di Hollywood

 

Mercoledì 9 maggio, Barack Obama ha messo da parte ogni indugio e ha deciso di rendere nota a tutti la sua posizione sui matrimoni gay. In una intervista con la giornalista della rete televisiva ABC ha dichiarato di essere favorevole alle unioni matrimoniali tra persone dello stesso sesso.

 

È la prima volta che un presidente americano, nel pieno del suo mandato elettorale, si dice favorevole a una delle più controverse questioni in tema di diritti civili degli ultimi anni. L’approdo su cui è sbarcato il presidente non è stato raggiunto facilmente.

 

La posizione di Obama sulla questione è andata lentamente evolvendo nel corso degli anni. Ad esempio, quando ancora si trovava al Senato statale dell’Illinois, il giovane leader nero era contrario al matrimonio gay, in base alla sue convinzioni cristiane, secondo cui, le nozze possono concludersi solo tra persone di sesso diverso. Poi, negli anni, le sue convinzioni sono andate mutando. Nel 2008, nel corso della sua prima campagna presidenziale, Obama si disse favorevole alle unioni civili tra persone dello stesso genere.

 

Nel 2010, la sua amministrazione riuscì a far approvare dal Congresso una legge che poneva fine alle discriminazioni contro gay e lesbiche nell’esercito, tramite la nota formula del “don’t ask, don’t tell”. Tuttavia, negli ultimi tempi, Obama non sembrava pronto a compiere l’ultimo passaggio logico e cioè il riconoscimento delle unioni gay.

 

Probabilmente, alla base dei suoi timori vi erano ben precisi calcoli elettorali. Infatti, in diversi stati, andavano moltiplicandosi le prese di posizioni contro i matrimoni gay: molte assemblee locali continuavano a ribadire la contrarietà alle nozze tra persone dello stesso sesso e spesso ciò accadeva nei c.d battle ground states, quegli stati cioè in cui non vi è una solida maggioranza né per i repubblicani, né per i democratici e in cui il presidente si sarebbe giocate le sue chance di rielezione.

 

L’ultimo stato in bilico a decidere contro tali unioni era stato il South Carolina, un territorio conquistato da Obama nel 2008, ma sempre pronto a cambiare casacca, così come l’Ohio o la Florida. Malgrado ciò, come ha raccontato il presidente alla sua intervistatrice, nel suo animo, il suo sentire verso i matrimoni gay continuava ad evolvere e all’inizio di questo anno era giunto alla conclusione esplicitata nell’intervista.

 

Non vi è motivo per non dare credito a tale maturazione nelle sue convinzioni, tuttavia, a far precipitare tutto e a indurlo a dire ciò che pensava prima della convention estiva di Charlotte, dove otterrà la rinomina del suo partito per la Casa Bianca e, dove originariamente avrebbe voluto rivelare la sua nuova posizione, è stato quel chiacchierone del suo vice presidente Joe Biden. Questi, noto per la sua propensione alle gaffe, ma anche per le se posizioni molto più a sinistra del presidente, in una intervista a “Meet the Press” della rete NBC di domenica scorsa, si era detto completamente a suo agio con i matrimoni tra persone dello stesso sesso.

 

A quanto sembra, Biden aveva poi espresso il suo rincrescimento al presidente per affermazioni forse un po’ precipitose, ma ormai la frittata era fatta. Subito i commentatori dei grandi giornali e la blogosfera si erano scatenati a criticare l’eccessiva prudenza di Obama sull’argomento e molti lo avevano accusato di ipocrisia.

Di qui la necessità di prendere una posizione chiara sull’argomento. Obama lo ha fatto e le sue parole rappresentano un importante passo in avanti nel sostegno ad una fondamentale battaglia per i diritti civili per le persone dello stesso sesso.

 

Significative anche le parole da lui usate: quasi a voler dare una ulteriore lezione a coloro che ancora lo accusano di essere musulmano, a causa dell’origine di suo padre, egli ha sostenuto che era giunto a tali conclusioni anche in base alla regola aurea del cristianesimo secondo cui è necessario trattare gli altri come si vorrebbe che gli altri trattassero noi.

 

Probabilmente perderà ogni chance di conquistare il voto delle frange evangeliche e più conservatrici della società americana, ma  potrebbe recuperare terreno tra gli elettori giovani, una componente fondamentale per la sua vittoria del 2008 e che, negli ultimi tempi, sembrava meno sicura. Infatti, secondo i più recenti sondaggi, i giovani sotto i 40 anni, sia di fede democratica, sia di fede repubblicana, sono in maggioranza a favore dei matrimoni gay.

 

Non solo, con tale mossa il presidente, dopo aver incrinato il suo ottimo rapporto con il mondo di Hollywood, da sempre vicino alle cause gay, con la sua decisione di bloccare alcune norme contro la pirateria audiovisiva su internet (per venire incontro alle esigenze dei grandi colossi della Silicon Valley, da Google a Facebook, altri essenziali finanziatori del suo partito), potrebbe essere riuscito a rimettere le cose a posto; lo dimostrerebbe il record di 15 milioni di dollari raccolti giovedì sera ad una cena a casa di George Clooney in cui vi era Obama e tutto il gotha della Hollywood che conta.

 

Anche i neri, considerati come possibili oppositori di tale riconoscimento presidenziale sembrano più propensi a dare credito alla scelta di Obama. Infatti, sempre secondo gli ultimi sondaggi, se nel 2007, il 67% dell’elettorato nero, principale pilastro del bacino di voti di Obama, si diceva contrario alle nozze gay, oggi, tale percentuale è scesa al 47%.

 

Preso alla sprovvista dalla uscita di Obama, il suo probabile contendente repubblicano Mitt Romney ha tentato di recuperare. Pur dicendosi a favore del matrimonio solo tra un uomo e una donna, ha aperto a ulteriori diritti per le coppie gay, fino all’adozione di figli. Segno che la questione rimane molto sensibile nella società americana e che potrebbe diventare un tema molto importante nella campagna di novembre, soprattutto se l’economia statunitense continua a crescere, riportando al centro della contesa elettorale le problematiche sociali.


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