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"Oblio" di David Foster Wallace

Creato il 28 maggio 2011 da Bens
Io mi chiedo come le persone possano aspettare tanto prima di leggere DFW. O come possano morire senza aver mai provato l'elettrizzante fremito cutaneo nello stringere tra le mani uno dei suoi libri. E vi parla una con il feticismo per i romanzi d'appendice, una per cui Dumas è il Vangelo e Stendhal un pezzo di cuore. A me vengono i brividi solo a sentirlo nominare DFW, ma soprattutto avverto la pungente necessità di essere interpellata non appena qualcuno ne parli. Non che io abbia delle idee chiarissime riguardo alle cose che ha scritto, data specialmente la mia umana inettitudine alla piena comprensione del genio, ma i folli viaggi linguistici e umani, così ben raccontati, finiscono con il dire qualcosa di noi, più che a noi, da venirne sfiorati e stuzzicati con una pelosa pulce nell'orecchio.
Oblio è diviso in otto racconti (saltate tranquillamente il primo e l'ultimo: sono i deliri di un Einstein della letteratura e va bene la teoria della relatività per grandi linee, ma a capirne la dimostrazione, sfido io) con un comune denominatore: la paura di scoprirsi e sapersi meno banali di quanto ci si aspetti da noi, il destino oscuro delle anime sovversive, la solitudine nella massa. Leggetelo presto DFW, altrimenti correrete il rischio di lasciarvi cementare dal retorico isterismo socio-emotivo da XX secolo in poi, vi si asfalterà il cuore e non sarete più in grado di leggere Oblio ed amarlo profondamente, o di tollerare gli artifizi stilistici di queste pagine, vi annoierà l'incontenibile intelligenza numerica, vi stuccherà la natura ultramondana di questo capolavoro.
Non consegnatevi vergini di Oblio all'imperturbabilità della morte, osate dove sciocchi prima di voi mollarono, perché Oblio parla di voi, più che di me, di voi che vi rassegnate alla dimenticanza e all'anonimato, di voi che vi assicurate alle grottesche certezze delle vostre vite, di voi che siete già morti e nessuno vi dedicherà un necrologio.
Caro vecchio neon ed Oblio (il racconto che dà il nome al libro) dovrebbero essere assunti come il perfetto corollario delle indecenti leggi che governano il nostro moderno modus vivendi.
Un altro pioniere è la sberla più sonora mai presa, soprattutto perché ci si riconosce da una parte, ed è sempre quella sbagliata.
L'anima non è una fucina vale da solo l'intero libro, il prezzo stesso del libro, la complessità delle storie, a volte la noia, tanto che gli regaleresti pure le scarpe. Questo racconto avrebbe dovuto vincere il Pulitzer.
Incarnazioni di bambini bruciati è di un realismo sconvolgente. E' folle nell'immagine dei genitali di un bambino, sciolti dall'acqua bollente. Che poi lo senti qualcosa che ti si scioglie tra le costole, perché, metaforicamente parlando, a chi non è capitato di guardare lontano, con la testa timidamente inclinata mentre si è intontiti dal dolore?
Non so spiegare a parole perché Wallace si sia impiccato, ma dopo aver letto Oblio, i suoi piedi abbandonati inermi nello spazio vuoto hanno una ragione d'essere che prima non avevano. B.

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