Torniamo ancora una volta ad occuparci di Piergiorgio Odifreddi in quanto, nomen omen, è un vulcano di odifreddure. In questi giorni la città di Roma sta commemorando il 70/o anniversario della deportazione degli ebrei e il matematico pensionato ha pensato di intervenire dubitando dell’esistenza storica delle camere a gas.
Ancora una volta è stato accusato di essere succube del suo odio verso ebrei e cristiani, non sapendo valutare la misura delle sue opinioni e tanto meno l’opportunità. «Il processo di Norimberga è stato un’opera di propaganda», ha scritto nel suo blog il matematico incontinente. «Non entro nello specifico delle camere a gas, perché di esse “so” appunto soltanto ciò che mi è stato fornito dal “ministero della propaganda” alleato nel dopoguerra. E non avendo mai fatto ricerche al proposito, e non essendo comunque uno storico, non posso far altro che “uniformarmi” all’opinione comune. Ma almeno sono cosciente del fatto che di opinione si tratti».
Odifreddi ripete a pappagallo le tesi dubitative e scettiche sostenute dai gruppetti di negazionisti e neonazisti, cioè l’idea del mito della Shoah come un falso storico o come una manipolazione ex post. Ad esempio il nazista ed ex capitano delle SS, Erich Priebke, ha una posizione simile a quella di Odifreddi: «nei campi di concentramento non c’erano le camere a gas. Già durante la guerra gli alleati hanno cominciato a fabbricare false prove sui crimini nazisti». Il matematico italiano non nega apertamente come Priebke, ma è fortemente scettico. Il suo grande problema è sempre lo stesso: l’incompetenza su quasi tutto ciò di cui vuole occuparsi, storia compresa. Lo ha evidenziato anche lo storico laico Gian Enrico Rusconi: «Non è difficile controbattere le ingenuità intellettuali del matematico Odifreddi, magari simpatico nel suo sfottente ateismo, ma poco consistente sul piano filosofico e storico».
Esattamente come quando nega l’esistenza storica di Gesù Cristo, Odifreddi non sa di cosa parla nemmeno sulla Shoah. «Io faccio un discorso generale, di metodo; la maggior parte delle persone si forma un’idea, anche sulle camere a gas, su romanzi e film hollywoodiani, ma così nascono dei miti». Eppure basterebbe leggere Primo Levi o Grossman, i diari degli stessi carnefici o le migliaia di testimonianze (per esempio Amery, o Shlomo Venezia). Niente, i sei milioni di ebrei uccisi nei campi di concentramento sono un mito per lui. Sarebbe sufficiente anche aprire un libro di storia, a meno che non siano tutti reclutati dalla fantomatica “propaganda”. Il vaticanista del “Corriere della Sera”, Gian Guido Vecchi, ha commentato ironico: «Odifreddi mostra sulla Shoah la stessa competenza e il medesimo rigore morale che applica alla Chiesa. Una prece».
Perfino il suo compagno di guerra contro i credenti, Corrado Augias, è riuscito ad informarsi decentemente questa volta, mandandogli un sms: «La battuta sulle camere a gas te la potevi risparmiare. epater le bougeois va bene, ma la decenza ha un limite». Gianni Vernetti ha lamentano «la folle dichiarazione antisemita e negazionista» e qualcuno comincia a domandarsi: «questo commento è o non è reato per la legge contro il negazionismo?». Ma impedire le opinioni per legge non serve, come ha spiegato giustamente Luca Telese. Il quotidiano “Libero” scrive: «Odifreddi strizza l’occhio ai folli neonazisti che ancora bazzicano qua e là alcune piazze europee, ma nessuno, questa volta, alzerà il dito».
Non è la prima volta che Odifreddi prende di mira gli ebrei, oltre che i “cristiani-cretini”. Un anno fa “Repubblica” aveva dovuto cancellare un suo post in cui accusava Israele di comportarsi in stile nazista. Nel 2009 volle invece restituire per protesta il Premio Peano, vinto da lui nel 2002, dopo che lo stesso era stato assegnato anche al matematico ebreo Giorgio Israel. Nel 2010 è tornato ad insultarlo scrivendo: «Giorgio Israel è un virulento, un intellettuale di nicchia, una testa calda. In più esercita il vittimismo dell’ebreo».
La redazione