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Oggi al Cinema Incontra Filippo Nigro al Giffoni Film Festival 2013

Creato il 29 luglio 2013 da Oggialcinemanet @oggialcinema

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Il Giffoni Film Festival 2013 ha accolto non solo star internazionali, ma anche talenti indiscussi del cinema italiano come Barbora Bobulova, Marco Bocci, Alessandro Siani e tanti altri. In particolare ecco cosa ci ha raccontato Filippo Nigro, attore romano che avete visto in diverse fiction di successo come R.I.S. Delitti Imperfetti o sul grande schermo in film come La Finestra di Fronte e Le Fate Ignoranti di Ozpetek, Amore Bugie e Calcetto o il recente A.C.A.B. di Stefano Sollima.

La tua carriera è nata in modo fortuito. Hai studiato storia medievale e poi sei passato al Centro Sperimentale di Cinematografia. Non hai sempre pensato di fare l’attore?
Ho sempre fatto tante cose contemporaneamente. Durante l’università facevo il servizio civile e non pensavo proprio a fare l’attore. Ho fatto il provino per entrare al Centro Sperimentale e mi hanno preso. Il primo anno è stato molto sofferto perché ero pieno di dubbi, ma poi sono riuscito a trovare il mio equilibrio.

In Diverso da Chi? hai interpretato un omosessuale. Qual è il tuo pensiero su questo tema sempre molto attuale?
Io ho sempre pensato che la famiglia è là dove c’è amore. I figli possono essere cresciuti da due persone che si amano, indipendentemente dal loro sesso. Non vedo il problema, che però in Italia durerà ancora a lungo secondo me.

Per un attore quanto è importante la sceneggiatura e che ne pensi dell’improvvisazione?
Se trovo un ruolo che mi piace, ma il soggetto è scritto malissimo non lo accetto. Per me la scrittura è molto importante, anche se è vero che un attore lavora sempre sullo script per farlo proprio.

Ti senti più a tuo agio in ruoli comici o drammatici?
I ruoli mi possono piacere a prescindere dal genere. In realtà quando mi arriva un copione spero solo che sia bello.

Quale è stato il personaggio più difficile da interpretare?
Non saprei rispondere. A volte il personaggio hai la sensazione di trovarlo mentre fai il film. Ne La Finestra Di Fronte avevo un grande carico di responsabilità, ero l’unico attore sconosciuto nel cast, i produttori volevano un altro nome e Ozpetek ha deciso comunque di affidare a me la parte. Ho sofferto tanto perché sentivo molta pressione. Avevo paura di deludere il regista e i produttori perché era un film molto importante.

Cosa ne pensi del motto ‘Forever Young’ del Giffoni di quest’anno?
A metà gennaio farò uno spettacolo di Neil LaBute, un autore americano che ha firmato una trilogia sull’estetica. La provocazione del testo parte da una coppia che si lascia perché la moglie scopre che il marito ha detto ad altre persone che lei è brutta. Oggi nella nostra società c’è una spinta verso questi standard altissimi che poi rendono le persone infelici perché non si sentono mai all’altezza. Non importa ricorrere a chirurgia e altri strumenti. Forever young lo sei dentro.

Come riesci a separare lavoro e vita privata? Ti capita mai di portare un po’ dei tuoi personaggi a casa?
E’ impossibile separare lavoro e privato. Durante A.C.A.B. mia moglie aspettava il terzo figlio e in quel periodo ero più nervoso, aggressivo. Lavoravo sul personaggio e mi era rimasto un po’ addosso. Quando preparavo il film siamo stati a lungo a contatto con i celerini che ci hanno aiutato e sono stati molto utili per permetterci di capire la realtà di quel lavoro. Non li voglio assolutamente giustificare, ma ho cercato di capire da dove nasce la violenza. In quei casi, spesso c’è uno scollamento della società. Molti di loro sono frustrati perché vengono isolati, fanno un lavoro sporco, sono scudi umani. Rappresentano la legalità, ma sono odiati da tutti. La violenza genera violenza. Se tu sei in un squadra armata la violenza dilaga. Abbiamo fatto delle simulazioni sul set con i poliziotti veri e a un certo punto l’adrenalina è esplosa. Le persone più fragili, sotto il sole, vestiti e armati di caschi, di fronte alle persone che li insultano e gli sputano addosso, possono impazzire.

di Letizia Rogolino


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