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Oggi mi sento ottimista

Da Lacrespa @kiarastra

Mi sono sentita retrocessa dopo che da due settimane insegnavo nella scuola media.

Parcheggiata in un area insegnanti ormai in disuso, quelli di lettere classiche, pronti ad essere riciclati per ogni evenienza.

Già mi ero sentita un po’ ammazzata lo scorso anno insegnando solo italiano.

Ora sono con i medi ad insegnare loro a vivere in classe…più o meno

Un po’ mi piace stare alle medie, però….io voglio insegnare la prima declinazione, la perifrastica, l’aoristo, Omero e l’esametro. Che c’è di male ad avere un desiderio?

Boh.

Che c’è di male nell’insegnamento del greco e del latino?

Perché il classico non attrae i giovani?

Vogliamo dare la colpa al governo tagliafondi?

Diamogli la colpa.

Vogliamo dare la colpa ad una classe dirigente incapace di vedere nella cultura una risorsa?

Diamole la colpa.

Vogliamo dare la colpa anche a noi insegnanti?

Diamoci la colpa. Non siamo dei santi. Questo è certo.

Ma io vorrei alzare la mannaia anche sulla gente ricca e ignorante che quando il figlio arriva con una sfilza di quattro gli regala l’iphone

Vorrei alzare la mannaia anche sulla cattiva maestra televisione.

Vorrei puntare l’indice contro chi si chiede “ma tanto a che serve?” di qualsiasi materia che si studi a scuola

Quasi quasi vorrei che questa crisi continuasse. Che il divario tra ricchi e poveri si acuisca sempre più nei prossimi decenni. Vorrei che le scuole private siano più belle e le scuole pubbliche sempre più povere. Vorrei che l’istruzione sia appannaggio di pochi, così che possa ritornare ad essere qualcosa di desiderabile. Vorrei che non si esca dalla crisi per i prossimi trent’anni.

E voglio rimanere a scuola a godermi lo spettacolo, dei figli di coloro che oggi sono studenti. Figli che verranno con la voglia di riscatto sociale, figli col desiderio di studiare per cambiare il mondo in cui vivono e non solo se stessi; figli che hanno sentito dire dai loro padri “studia, se vuoi diventare un grande” , figli che hanno imparato che la conoscenza rende liberi.

E’ ovvio che noi abitiamo su uno stivaletto sadomaso: ci piace soffrire, sanguinare, patire la miseria, perché solo quando siamo trenta metri sotto la merda iniziamo a darci una svegliata.

Io aspetto quei figli tra trent’anni: magari sarò sempre in una scuola media, precaria e lontana dalla pensione, ma aspetterò solo per il gusto di verificare se oggi avevo ragione o no.



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