Avevo già sentito la notizia della probabile chiusura dello stabilimento Omsa di Faenza a Rai Per Una Notte di Michele Santoro.
Oggi, ho ricevuto questa mail che diffondo.
So benissimo che è un pieno diritto dell’imprenditore e del mercato produrre dove più conviene, delocalizzando e chiudendo fabbriche, ma è anche, altrettanto, un nostro diritto comprare ciò che ci pare.
Il diritto di scelta del consumatore è una potente arma, se utilizzata da migliaia e migliaia di persone, da brandire in casi come questo o nei confronti di esercenti che approfittano della loro discrezionalità sull’aumento dei prezzi.
Potrà anche essere un discorso utopistico, ma intanto io diffondo ed applico.
Parafrasando un vecchio slogan pubblicitario: Omsa che stronzi!
Amiche e amici,
vi porto via un po’ di tempo raccontandovi quello che sta succedendo in questi giorni a Faenza, più o meno nell’indifferenza generale.
Lo stabilimento OMSA di Faenza (RA) sta per essere chiuso, non per mancanza di lavoro, ma per mettere in pratica una politica di
delocalizzazione all’estero della produzione per maggiori guadagni.
Il proprietario dell’OMSA, il signor Nerino Grassi, ha infatti deciso di spostare questo ramo di produzione in Serbia, dove ovviamente la manodopera, l’energia e il carico fiscale sono notevolmente più bassi.
Questa decisione porterà oltre 300 dipendenti, in maggior parte donne e non più giovanissime, a rimanere senza lavoro.
Le prospettive di impiego nel faentino sono scarse e le autorità hanno fatto poco e niente per incentivare Grassi a rimanere in Italia o per trovare soluzioni occupazionali alternative per i dipendenti, salvo poi spendere fiumi di parole di solidarietà adesso che non c’è più niente da fare.
Da giorni le lavoratrici stanno presidiando i cancelli dell’azienda, notte e giorno, in un tentativo disperato di impedire il trasferimento dei macchinari, (tentativo documentato anche da Striscia la Notizia sabato scorso, ma ad onor del vero il servizio è
stato brevissimo e piuttosto superficiale).
Personalmente, anche se non sono coinvolta nel problema, trovo sempre più allucinante che in Italia non esistano leggi che possano proteggere i lavoratori dall’essere trattati come mere fonti di reddito da lasciare in mezzo a una strada non appena si profili all’orizzonte l’eventualità di un guadagno più facile.
Le lavoratrici OMSA invitano tutte le donne ad essere solidali con loro, BOICOTTANDO i marchi Philippe Matignon – Sisi – Omsa – Golden Lady - Hue Donna – Hue Uomo – Saltallegro – Saltallegro Bebè – Serenella e vi sarebbero grate se voleste dare il vostro contributo alla campagna, anche solo girando questa mail a quante più persone potete se non altro per non alimentare l’indifferenza.
Le lavoratrici OMSA ringraziano quindi per l’aiuto e il supporto che vorrete dargli quali ennesime vittime di una legislazione che protegge sempre più gli interessi unicamente lucrativi degli imprenditori che non la vita e la condizione lavorativa dei dipendenti.
Se potete diffondete, anche solo la lettura e la solidarietà al problema è un grande gesto.
Claudia Nocenti