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Open day

Da Lacrespa @kiarastra

Open day

Si chiamano open day.

Le scuole aprono le porte ai genitori e ai loro figli, anche detti gli utenti, nella speranza che li iscrivano nel proprio istituto.

Sono gli open day.

Quelli in cui i professori si dimostrano sorridenti, affabili, pazienti nello spiegare la differenza tra un liceo scientifico e uno di scienze applicate, a offrirti un caffè magari alle macchinette, lei lo prende macchiato signora? Io già corretto, così non faccio fatica!

Ecco gli open day.

Genitori, adolescenti e professori senza barriere e senza lavagne.

Poi ci sono le microlezioni, in cui i veri docenti danno, come dire, un campioncino delle materie caratterizzanti l’indirizzo.

E vedi che alle lezioni di scienze ci sono le aule piene.

Per non dire a quelle di inglese.

Curiosi alle lezioni di matematica sperimentale

Due o tre a quelle di greco.

Ma perchè nessuno si iscrive? Saranno le microlezioni di greco o latino che non funzionano? O sarà che i professori non convincono?”

I professori classici sono sempre bistrattati, vengono guardati come i vasi antichi nei musei, come dei reperti di un misterioso passato, che ormai non ha nulla da dire ai loro figli. I genitori vengono a chiedere “ a che servirà il greco o il latino a mio figlio” ed è inutile dire che di fronte a questa domanda qualsiasi insegnante preferirebbe darsi una morte onorevole piuttosto che rispondere.

Ma non perchè non sappia dare una risposta, ma perchè è la domanda in sé che è sbagliata. Chiedere a cosa serva qualsiasi materia scolastica è mettere in discussione il principio stesso dell’istruzione e della scuola in quanto istituzione: a che ti serve l’arte, a cosa ti serve la musica, a cosa il cinema?

Se i genitori vogliono che i figli imparino cose che servono allora dovrebbero insegnare loro a fare il cemento, a cucire, a cucinare, a lavorare il legno: questi sono mestieri utili concretamente.

Ma tutto il resto la scuola lo insegna in quanto è un valore, perchè serva alla formazione e all’educazione della persona: perchè se i loro figli non saranno spronati allo studio del greco o del latino o della matematica o della filosofia non potranno svilupparsi come persone.

Proprio oggi sono stati resi noti i risultati delle preiscrizioni nelle scuole medie superiori: il classico ancora in calo, stabile il linguistico e lo scientifico, e un aumento significativo nei CFP (corsi di formazione professionali). Le statistiche seguono la domanda del “mi servirà a qualcosa”.

Io ho sempre creduto nel valore formativo di ogni scuola, in quanto depositaria di un sapere sia esso di indirizzo tecnico, professionale, scientifico ed umanistico. Nessuna è superiore dell’altra. Ma quello che vorrei è che anche in un corso per pasticceri siano presenti docenti che trasmettano un sapere culturale che trasversalmente dovrebbe far parte del baglio formativo di qualsiasi individuo: perchè la cultura serve e ha un valore anche per il pasticcere, il cuoco, l’informatico e il ragioniere. E’ questo il messaggio che dovrebbe essere trasmesso in ogni istituzione scolastica. Ora un professore di scienze potrà anche trasformarsi in un giocoliere della parola, affascinare i suoi utenti con stage all’estero, aule informatiche avveniristiche, aule multimediali, aule Lim, corsi di teatro, di danza e musiche caraibiche, o uno di lettere classiche potrà noleggiare una macchina del tempo per portare i propri studenti alle Termopili per guardare da vicino le tecniche da combattimento lacedemoni o nella Urbs per farli esercitare nel latino parlato, ma la motivazione per frequentare un Liceo non è il semplice “a cosa mi serve”.

Quindi è la domanda che deve cambiare.I genitori che arrivano agli open day di qualsiasi scuola dovrebbero chiedere: ma qui farete capire a mio figlio l’importanza e la grandezza di Dante e di Michelangelo?

 



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