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Oro, tentativi di rimbalzo dopo la discesa ai minimi da quattro anni

Da Mrinvest

Oro, tentativi di rimbalzo dopo la discesa ai minimi da quattro anni
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Ieri le quotazioni dell’oro sono scese a 1.137,10 dollari, toccando quindi un livello minimo da quattro anni a questa parte, e sotto i costi di produzione di 7 delle 19 società minerarie oggetto di periodico monitoraggio da parte del servizio di Bloomberg Intelligence. Stando a quanto affermano fonti industriali, inoltre, i produttori che manifestano i più bassi costi marginali hanno riportato all-in cash costs di 700-800 dollari, includendo spese di estrazione, di esplorazione e amministrative.

Il rapporto oro – argento è così salito del 3,2% a 75,19, per una proporzione massima dal 2009 ad oggi, considerato che da inizio anno le perdite dell’argento sarebbero state pari ad almeno quattro volte quelle dell’oro. Nelle ultime ore invece l’oro ha cercato di consolidare qualche tiepido rimbalzo, in concomitanza con la discesa parziale delle quotazioni del dollaro, ai massimi da cinque anni a questa parte.

Cresce intanto l’attesa nei confronti degli eventi più importanti del calendario macroeconomico e, in particolare, nei confronti del report sull’occupazione che dovrebbe prendere luce tra poche ore. Secondo gli analisti il report dovrebbe svelare un incremento nel numero di posti di lavoro pari a 235 mila unità nel mese di ottobre, con un tasso di disoccupazione corrispondente pari al 5,9%, ai minimi degli ultimi sei anni. Se i dati dovessero realmente essere questi, crescerebbe ulteriormente il supporto di coloro i quali desiderano che la Federal Reserve rompa gli indugi e abbandoni il periodo di tassi ai minimi storici, contribuendo quindi a rialzare il livello benchmark.

Per quanto attiene gli altri metalli preziosi, l’argento è in lievissima crescita a 15,364 dollari l’oncia: riteniamo, in merito, che la soglia dei 15 dollari possa rappresentare una fondamentale soglia di resistenza da testare per comprendere quale sarà l’evoluzione dell’argento. Il platino è invece cresciuto di 0,2 punti percentuali a 1.206,78 dollari l’oncia.

In attesa dei dati macro dall’America, spiccano i dati negativi appena diramate in Europa, dove per la sola area Euro si confermano le stime di settembre con crescita del Pil 2015 dell’1,1% e dell’1,7% per il 2016. Nella stessa zona preoccupa la debolezza della Germania, della Francia e dell’Italia, in grado di annullare – afferma il comunicato Ocse – “i miglioramenti dei Paesi periferici”.

Per quanto attiene ancora il sunto delle dichiarazioni Ocse, l’Organizzazione suggerisce alla Bce di avviare un programma di quantitative easing, acquistando bond direttamente sul mercato e, pertanto, seguendo l’esempio di Stati Uniti e Giappone. “Alla luce di un’economia debolissima e del rischio di deflazione, la Bce dovrebbe espandere il suo sostegno monetario oltre le misure già annunciate. Ciò dovrebbe includere un impegno a un acquisto consistente di attività finchè l’inflazione non sarà tornata nei ranghi” – dichiara l’Ocse, per poi aggiungere che “ulteriori acquisti di attività potrebbero includere obbligazioni garantite da mutui con bassi rating, corporate bond e titoli di Stato”.

Per quanto infine concerne il solo nostro Paese, l’Ocse rilancia con le sue previsioni sempre più buie: il Pil crescerà di soli 0,2 punti percentuali nel 2015 contro il + 0,6% scontato dalla Legge di Stabilità e dell’1% nel 2016.

In area asiatica, l’Ocse prevede crescita del 7,3% del Pil 2014 per la Cina e, successivamente, un calo al 7,1% nel 2015 e al 6,9% nel 2016. Il Giappone, duramente impegnato in una serie di operazioni monetarie e fiscali, dovrebbe crescere dello 0,9%, accelerare lievemente all’1,1% nel 2015 e retrocedere allo 0,8% nel successivo 2016. Tra i mercati emergenti, ottimismo per la ripartenza del Brasile, che manderà in archivio un 2014 con un + 0,3%, ma incrementare la sua produzione gradualmente fino al 2% entro il 2016.


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