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ottantaseiesimo giorno senza bulimia

Da Dony
Ieri mi trovavo nella hall d'ingresso dell'ospedale in cui lavoro, nei pressi degli sportelli del Centro Unico Prenotazioni.
Tra gli esami di controllo a cui mi devo sottoporre io e quelli per la testolina di Madre ormai ci vivo in coda davanti a quegli sportelli.
Mentre armata di pazienza mi guardavo intorno il mio sguardo si è soffermato su una figura che mi dava le spalle, l'unico tipo di figura in grado di calamitare il 100% della mia attenzione.
Le braccia due rami secchi, lato B inesistente, le gambe due stuzzicadenti.
Una magrezza troppo sospetta per non essere attribuita a un DCA.
Poi lei si è voltata di profilo, e mi è venuta la tachicardia nel realizzare che quella figura aveva un nome a me noto.
Era Ale.
L'ho conosciuta due anni fa', mentre ero ricoverata in comunita'.
Lei aveva alle spalle dei vissuti abbandonici importanti che hanno segnato profondamente la sua vita, 14 anni di anoressia, bulimia e autolesionismo, due tentativi di suicidio, qualche giretto di troppo in Rianimazione per i danni devastanti provocati dai suoi disturbi alimentari.
Quando l'ho conosciuta era ancora molto magra, ma camminava a passo spedito verso la luce fuori dal tunnel.
Dopo 4 anni di comunita' terapeutica aveva finalmente ottenuto il permesso di lavorare fuori, anche se la struttura continuava ad essere la sua casa.
Ricordo gli spuntini pomeridiani consumati insieme, quando lei rientrava dal lavoro: io con uno yogurt oppure una tazza di tè e qualche biscotto secco, lei con la sua tavoletta di Kinder cereali che si gustava cercando di mascherare ogni timore, e devo dire che sapeva essere davvero convincente.
Ricordo che la sera, dopo cena, quando l'educatrice di turno chiudeva a chiave i bagni e io mi rannicchiavo piangendo su me stessa pensando al grasso che si accumulava sopra le mie gambe, era lei che mi veniva ad abbracciare, e dentro quell'abbraccio mi sentivo al sicuro, mi ricordava tanto quelli ricevuti dalla mia mamma quando ero piccola.
Ricordo che guidava un vecchio modello di Panda scalcagnata, e mi prometteva sempre, con orgoglio, che prima o poi mi ci avrebbe portata a fare un giro.
Quel momento arrivo' prima del previsto: il giorno in cui feci le valigie e abbandonai la comunita' fu proprio lei che mi accompagno' a casa mia.
Era gennaio 2011.
La rividi alla fine di quello stesso anno, tra Natale e Capodanno.
Era sempre magra, ma ormai frequentava la comunita' solo per i pasti assistiti, il resto della sua vita era fuori di lì.
Le promisi che saremmo rimaste in contatto, che l'avrei richiamata al piu' presto.
Non l'ho piu' fatto.
Sempre brava io a mantenere una continuita' con quei pochi rapporti umani che sanno darmi molto.
Non l'ho piu' rivista fino a ieri...solo che adesso non è piu' magra, adesso è scheletrica.
Lei non mi ha vista, era impegnata in una fitta conversazione telefonica, l'ho sentita nominare un reparto e un numero di stanza, evidentemente qualche suo parente o amico è ricoverato lì.
Io vigliaccamente l'ho evitata, in parte perche' non me la sono sentita di chiederle cosa si sia spezzato di nuovo dentro di lei per ritrovarsi catapultata tanto indietro dopo tutti i passi avanti che aveva fatto, ma soprattutto perche' non me la sono sentita di reggere il confronto con lei, che mi avrebbe fatta sentire un elefante davanti ad un corpo ridotto pelle e ossa.
Un corpo che ancora troppo spesso popola i miei pensieri.
Pensieri a cui evito di dare voce qui sul blog per non contribuire ad alimentarli, ma purtroppo ci sono, anche se ce la metto tutta per fare in modo che restino tali, continuando a tirare dritta per la mia strada.
E non voglio piu' sentire la stronzata che dai DCA si puo' guarire definitivamente , perche' io ho smesso di crederci.
Intanto pero' martedi prossimo saranno tre mesi senza bulimia, fanculo.

ottantaseiesimo giorno senza bulimia
E la smetto pure con il diario alimentare, perche' mi sono rotta!!!

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