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Paginestrappate da: Il ragazzo selvatico, di Paolo Cognetti

Da Lepaginestrappate @paginestrappate

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E così sei un sovversivo, mi disse stappando il vino, quando provai a spiegargli che cos’ero andato a fare lassù. Gli avevo detto che non mi piacevano le regole e i padroni, e che in città mi sentivo chiuso in gabbia: se per vivere a modo mio dovevo stare da solo in mezzo a una montagna, be’, accettavo la solitudine in cambio della libertà che mi garantiva. Gabriele capì perfettamente il mio discorso. Solo quando ne feci una questione politica aggrottò le sopracciglia in una smorfia. Lui portava giacche militari, detestava gli stranieri pur avendone visti solo un paio in vita sua, e anche parlando di donne gli piaceva fare il duro. Eppure ero convinto che fosse molto più anarchico di me: lui che non aveva una famiglia né un lavoro fisso, né un televisore, un’automobile, un mutuo in banca; non aveva bisogno di soldi per non comprarsi da mangiare e da bere; e non votava, non era rintracciabile in rete, non faceva numerro in nessun sondaggio né indagine di mercato, non era nella media di niente. Un uomo così, che si era costruito un’esistenza ai margini e ci viveva in pace, era quanto di più sovversivo io riuscissi a immaginare per la nostra epoca, però non trovavo le parole per dirglielo. Quando mi avventuravo in discorsi complicati lui mi guardava storto, e se usavo parole difficili smetteva di ascoltarmi. Così lo accontentai. Forse hai ragione tu, dissi. Mi sa proprio che sono un sovversivo.

Da Il ragazzo selvatico – Quaderno di montagna, di Paolo Cognetti, Terre di mezzo Editore



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