Ormai la palestra è parte integrante della mia vita. Non sono un fissato, diciamo che ci vado tre volte a settimana per un'oretta e che la cosa mi aiuta a rilassarmi ed a distendermi. Ho iniziato ad andarci a ventitré anni, quando ormai le prodezze di assimilazione del mio fisico da adolescente (che mi permetteva di mangiare come un bovino restando magrissimo) cominciava a perdermi colpi, facendo aumentare non il livello di esperienza acquista quanto quello della panza. Poi c'era lo stress, tanto stress e nervosismo che dovevo scaricare in qualche maniera. E io sono uno che odia lo sport e patisco l'attività agonistica in generale. Quindi non rimaneva che la palestra - sì, c'è anche la corsa, ma dovete capire che mi stufo presto, quindi uso la scusa del 'cacchio, ho pagato e quindi mi tocca andarci' per avere una certa costanza. E diciamo che la cosa mi ha preso bene, abbastanza da comprendere che è vero che in minima parte ti fotte il cervello, perché se prima passavo le serate su internet nel cercare delle foto 'compromettenti' di Scarlett Johansson, in certe occasioni vado a studiarmi i fisici di Hugh Jackman o di Chris Hemsworth per vedere quali parti allenare e come. A quel punto uno si sente sporco, dice un paio di avemaria per penitenza e torna alla vita di tutti i giorni. Ma persiste nella palestra. E con gli amici di palestra gli capita di parlare di questo film dove c'è Derroc, quello del vrestling e che, giuro, tipo, fa schiantare dal ride. Quindi lo guardi. E pensi agli esercizi da fare, ignorando che per quanto ti alleni, purtroppo, la faccia rimane sempre quella.
Daniel Lugo è un personal trainer che lavora in una palestra. Totalmente ossessionato dal fisico e dal dover combinare qualcosa di grande nella vita, nonostante non sia proprio il primo della classe, decide di fare un colpaccio rapendo un suo facoltoso cliente e facendosi trasferire tutti i suoi averi. Per farlo coinvolge due suoi amici culturisti, manco loro tanto svegli, e la cosa va avanti con esiti agghiaccianti. Ah sì, è una storia vera...
Dici Michael Bay e subito gli occhi di qualcuno si iniettano di sangue. Da sempre il più testosteronico dei registi è considerato il bad evil di Hollywood, il Re Mida della merda, ricevendo l'odio da parte di tutti coloro che intendono il cinema come una forma d'arte. Come la penso io? Beh, io vi ricordo che adoro i film di Snyder, considerato il suo degno erede, quindi credo che la risposta possa giungere un poco automatica. Diciamo, molto semplicemente, che quando non si mette a fare il proverbiale passo più lungo della gamba (qualcuno ha nominato Pearl Harbor?) riesce anche a starmi vagamente simpatico. D'altronde parliamo di uno che ha avuto il 'coraggio' di fare Transformers e che quindi un minimo di simpatia deve averla a prescindere. Fondamentalmente, Bay è un modesto mestierante con un pessimo gusto estetico, ma a conti fatti possiamo dire che c'è gente molto peggio di lui - ad esempio, come mai nessuno maledice Liebesman per aver fatto World Invasion e Tartarughe Ninja, che per me sono anche peggio della saga dei robottoni? Qui il regista più odiato dell'occidente, dopo i mega-incassi di Dark of the moon, decide di lasciare le mega produzioni per dedicarsi a un progetto più personale e piccolo, passando dai duecento milioni di dollari di budget del kolossal di Optimus Prime e compagni di merenda ai 'soli' venti milioni di questo. Che io con venti milioni di dollari potrei campare benissimo per quasi tutta la mia esistenza, ma per un film vi assicuro che sono davvero molto pochi, anche se c'è gente che realizza vere e proprie perle con molto meno. Si saprà già quindi cosa aspettarsi da un film simile, sia in termini di contenuti che di spettacolarizzazione, ma tutto sommato posso dirmi soddisfatto di quello che ho visto, sottolineando che ho iniziato la visione senza troppe pretese e senza la voglia di impegnarmi in qualcosa di troppo complesso. Si passano così due ore a vedere le (dis)avventure di questa banda di idioti steroidati che ne combinano di tutti i colori, spinti dalla deformazione del sogno americano da parte di Lugo, uno che si vede come un eterno perdente e che proprio nel volere troppo trova la sua disfatta - infatti, senza fare spoiler, diciamo che va tutto in vacca proprio perché non ha saputo fermarsi. Ma d'altronde, da uno che esordisce dicendo "Io credo nel fitness!" cosa ci possiamo aspettare? Ci si poteva aspettare un'analisi maggiormente approfondita di questo aspetto, di come la gente insegua il sogno americano venendone schiacciata, rivelandone quindi la vera falsa utopia che si nasconde dietro quell'ideale che tanto riesce a disturbarmi. Invece il film rimane fiero del proprio americaneggiare e quell'aspetto viene davvero sorvolato in una maniera che, anche con tutto il disimpegno possibile, mi ha vagamente infastidito. Ma d'altronde è un film di Michael Bay, uno che fa colazione con McDonald e la Coca cola mentre il suo cane gli porta il giornale lanciato dal postino, quindi sapevo cosa aspettarmi. E preso per quello che è, lasciando da parte questo aspetto (che ironicamente sarebbe il più importante) e concentrandosi solo sulla parte ridanciana, anche se abbastanza volgarotta in alcuni punti, le ghignate sono assicurate. Io mi sono divertito molto nel guardarlo e le due ore di durata mi sono volate con un piacere. Certo, gli eventi sono stati modificati per dovere di fiction (per dire, Lugo è stato catturato in una camera d'hotel e non dopo una rocambolesca fuga) ma già l'antefatto principale è da ritenersi incredibile, la prova che la realtà ogni tanto supera davvero la fantasia. E che forse chi punta tutto sul fisico è perché, a conti fatti, è carente da qualche altra parte.
Da vedere senza aspettarsi il capolavoro, però The Rock sta simpatico a tutti e qualche cosa leggera ogni tanto non fa male. Fa male esagerare con la palestra, e infatti io mi sono preso la tendinite...Voto: ★★ ½