Dopo la sconfitta maturata nel Referendum bolognese (la maggioranza dei cittadini ha premiato lo status quo), il comitato giacobino contro la scuola pubblica paritaria, “Articolo 33″ si è finalmente sciolto, mentre il Consiglio comunale ha ovviamente confermato i fondi alle paritarie, così come avviene in tutta Italia e, in misura ancora maggiore, in tutta Europa.
Sostenuti da “Il Fatto Quotidiano” e da esponenti come Stefano Rodotà, Nichi Vendola e Riccardo Scamarcio, i nuovi Robespierre nel loro ultimo comunicato si consolano dicendo di aver comunque «costruito un percorso di partecipazione che ha visto coinvolte tantissime persone». Non vorremmo togliere a queste persone anche l’ultimo appiglio, ma siamo costretti a ricordare che il 70% dei cittadini bolognesi è rimasto a casa, evidentemente non intenzionato a cogliere l’occasione di modificare la collaborazione tra il Comune e gli istituti paritari. L’affluenza alle urne è stata la più bassa nella storia recente delle consultazioni popolari bolognesi. Oltretutto, di quei 86 mila cittadini (su 300mila) che sono andati a votare, il 41% ha votato a favore del finanziamento. Dove sono dunque le “tantissime persone” coinvolte? Una grande folla potrebbero essere quella che ha votato un sondaggio su questa tematica nel sito de “La Stampa”: quasi 200 mila, di cui il 78% a favore del finanziamento alle scuole non statali (ma comunque pubbliche, secondo la legge Berlinguer). Ricordiamo che il referendum indetto dal “Comitato Articolo 33″ è costato 540 mila euro ai cittadini bolognesi.
Il sindaco di Bologna, Virginio Merola, ha spiegato: «Servizio pubblico in tutta Europa non è statalismo. Ma che idea di sinistra è quella che in nome di un principio astratto divide la gente, introduce rancore e un’idea di servizio pubblico che non c’è neanche più a Cuba?». Per sapere come funziona il sistema scolastico inglese, dove c’è “vera” libertà d’educazione, è utile leggere questo articolo.
Il giurista anti-libertà di educazione, Rodotà, sarà sconvolto, anche il ministro dell’Istruzione, Maria Chiara Carrozza ha infatti in questi giorni promesso «una politica emergenziale per la scuola, ma anche a una ad ampio raggio, per sostenere le istituzioni scolastiche paritarie, comunali e private, che rappresentano il 12 per cento delle scuole italiane», esprimendo «consapevolezza dell’importanza delle scuole paritarie in un sistema integrato di istruzione, che assicura la libertà di scelta da parte delle famiglie all’educazione scolastica dei propri figli, e del fatto che tali scuole, soprattutto in alcune zone del Paese, svolgono un ruolo fondamentale, sussidiario rispetto all’offerta della scuola». Per questo ha dichiarato la necessità di giungere quanto prima a una «stabilizzazione dei finanziamenti a sostegno delle scuole paritarie, attraverso un meccanismo di copertura permanente del citato capitolo di bilancio n. 1299, che attualmente impone ogni anno di trovare una nuova copertura».
La redazione