Collana: Tascabili. Best seller
La zona cieca è tutto quello che gli altri colgono di noi ma che a noi (inevitabilmente e maledettamente) sfugge. Lo sa bene Lidia Frezzani, che ogni giorno nella sua trasmissione radiofonica "Sentimentalisti anonimi" riceve confidenze di persone totalmente confuse, e che s'innamora di Lorenzo, uno scrittore quarantenne arrogante e fascinoso, totalmente annebbiato dal suo narcisismo. Comincia una storia d'amore dai ritmi serrati, fatta di bugie vere o supposte, smascherate, di tradimenti e piaceri perversi: quello che prova Lidia nello schiantarsi contro l'imperturbabilità e l'apparente indifferenza di Lorenzo, e quello di Lorenzo che sembra godere nel lasciarla fare. In un crescendo di tensione e pathos, di abbandoni e colpi di scena,all'improvviso a Lorenzo arrivano le misteriose lettere di Brian, uno sciamano. Che ha un nome, un'anima e un passato, ma non ha un volto: ma si dimostrerà molto più reale di ogni reale persona...
Il pensiero di Annachiara:
Vi ricordate di Lidia e Lorenzo, gli abitanti del quarto piano del condominio di Via Grotta Perfetta 315, il palazzo dove cresce Mandorla, protagonista del romanzo Le luci nelle case degli altri?
Ecco, sono proprio loro i protagonisti de La zona cieca, precedente romanzo di Chiara Gamberale con cui, nel 2008, l'autrice vinse il Premio Selezione Campiello.
Dopo aver letto quel romanzo ho scoperto, praticamente per caso, che Lidia e Lorenzo erano personaggi "presi in prestito" da un altro libro e la curiosità di conoscere la loro storia, che già mi aveva stuzzicata nei brevi accenni che ne erano stati fatti nell'altro libro, si è fatta irresistibile.
"Alcune persone riconoscono istintivamente i nostri punti deboli e li sfruttano per legarci a loro. Fanno un po' come un medico che tasta il paziente e gli chiede fa male qui? E appena il paziente gli dice sì, invece di dargli la medicina giusta continua a spingere.
E le pare poco, scusi?
Scoprire dov'è che fa male."
La zona cieca è, totalmente e definitivamente, una storia d'amore. Una storia d'amore per certi versi politicamente scorretta; molto spesso sofferente, sconclusionata e assurda e forse neppure verosimile.
Non una storia d'amore di cui ci si può innamorare, questo libro non è una favola. Non ci si aspetta un lieto fine, sicuramente sarebbe da stupidi desiderarne uno classico, e certamente l'intera trama oscilla tra lo "sciocco" e l'"angosciante". Insomma, anche questa volta (sebbene in maniera diversa rispetto all'altro libro della Gamberale) si fa appello alla sospensione di incredulità del lettore. Questa storia bisogna accettarla così com'è per godersela, senza dare giudizi o cercare di rapportarla alla realtà.
"Gli esseri umani mi spaventano da sempre. Il carico di malessere, invidia e frustrazione che portano con loro anche e soprattutto quando parlano d'altro [...] mi è sempre arrivato addosso con violenza inaudita."
Il punto di forza però, non è nella trama asimmetrica e sconclusionata, bensì nelle figure dei due protagonisti. Sono anche loro irreali, Lidia e Lorenzo, eppure sono in qualche modo espressione dei nostri peggiori difetti, delle nostre paure più grandi e delle debolezze inconfessabili. È per questo che diventa impossibile non amarli. Parlano di noi, degli aspetti più negativi di noi, di quelli a volte più sgradevoli ma anche di quelli più veri. E vederli nero su bianco è in qualche modo consolatorio. Rassicura, quasi.
Lidia è una giovane ragazza che, per il suo desiderio di controllare ogni cosa nel vano tentativo di tenere a distanza gli altri esseri umani, è finita più volte in una casa di cura. Lorenzo è un acclamato scrittore troppo spesso preda di profondi momenti depressivi, di abissali scoraggiamenti che lo portano a distruggere qualsiasi legame si cerchi di costruire con lui. Insieme, nonostante le premesse, riusciranno in parte a curarsi, a limitare le proprie sofferenze, forse anche a crescere.
"Il mondo è pieno di donne tradite e uomini abbandonati"
Ed ecco che questa storia così particolare ed irreale, attraverso questi personaggi non veri ma umani, diventa in qualche modo, per qualche dettaglio, la storia di ognuno di noi. È una storia che chiunque riesce a sentire.
Anche grazie agli intervalli tra un capitolo e l'altro, dove vengono riportati spezzoni di conversazioni che la protagonista, che conduce in radio un programma dal titolo Sentimentalisti anonimi, ha con i suoi ascoltatori. Sono queste delle conversazioni forse banali ma che in qualche modo colpiscono, fanno riflettere. Personalmente, li ho adorati.
E poi, nella seconda metà del libro, questo stesso compito viene svolto, in maniera molto differente ma forse anche più efficace, dalle e-mail di Brian. Brian non esiste, è una figura inventata per parlare al cuore di Lorenzo, per cercare di aiutarlo, per convincerlo a cambiare. E Brian, nel far bene a Lorenzo, fa bene ad ognuno di noi. Per quanto stupido possa essere l'episodio o il trucco narrativo associato, quelle mail scritte in un italiano falsamente stentato riescono a scaldare il cuore.
Lo stile semplice, intimo ma dinamico, con cui viene narrata l'intera vicenda è del tutto adatto e non si desiderano maggiori virtuosismi o lessico più ricercato, che rischierebbero soltanto di rovinare l'atmosfera.
Peccato solo che, verso il finale, la storia cominci a diventare un tantino ripetitiva e nelle ultime cinquanta pagine si ha come un attimo di noia, per quanto la scorrevolezza del testo permetta comunque di arrivare velocemente in fondo.
Il finale è... quello giusto. E scrivere un finale giusto per questo libro secondo me non era facile. Farlo apparire giusto non era facile. Ma questo lo è, e si sente.
p.s. Il titolo del libro fa riferimento alla finestra di Johari, che io non conoscevo e che ho trovato, nella sua semplicità, molto interessante.