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Percezioni, vaglielo a spiegare

Creato il 14 settembre 2012 da Paz83

Qualche giorno fa mi trovavo sulla solita corriera che da Soliera porta a Modena. Nei posti davanti al mio c’erano due ragazzi, di seconda generazione (o forse terza, ma ha poco senso dare etichette), che parlavano di prospettive di lavoro. Si erano incontrati e messi a chiacchierare poco prima aspettando la corriera. Lei diceva di aver abbandonato le scuole per andare a lavorare, in famiglia non c’erano troppi soldi. Lui abbozzava su un qualche lavoretto estivo prima della imminente ripresa scolastica, poi avrebbe provato a finire il terzo anno del professionale e sul futuro avrebbe deciso quando fosse arrivato il momento. Ma intanto c’era un amico del padre che gli aveva offerto un lavoretto: qualche foto in giacca elegante  da mettere nella vetrina del suo negozio d’abbigliamento, o qualcosa del genere. Avevano pattuito 50 euro a foto. Fossero state anche quattro era un discreto gruzzoletto per i pochi giorni liberi che rimanevano prima del rientro a scuola.

Però mio padre non vuole, ha detto lui. Ma tu parlaci, ha detto la ragazza, che sei maggiorenne e devi decidere della tua vita per come ti senti. Ma un lavoro, qualcosa in ogni caso lo devi trovare, prima però pensa a finire la scuola, ha continuato, non fare come me. Si sono trovati concordi.

Poi il ragazzo si è zittito. E’ solo che, insomma. Lei lo ha fermato: ogni tanto anche a me guardano per il colore della pelle. Ma poi sentono la parlata mudnés (risate) e non ci fanno più tanto caso.

Si lo so, ha detto il ragazzo. Solo che se mi fermano e mi trovano con duecento euro in tasca poi non pensano che me li sono guadagnati, prima pensano che ho dei giri strani. Vaglielo a spiegare.

A quel punto avrei voluto intervenire, dire che no, che si sbagliava, che era una percezione sbagliata la sua, che bisogna dar fiducia. Ma poi vaglielo a spiegare, che in fondo con le percezioni non ce la siamo mai cavata troppo bene, e pure ora non è che vada meglio. E allora son stato zitto.


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