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Perché i parlamentari cambiano così facilmente partito?

Creato il 16 gennaio 2012 da Mondoinformazione @matteopartenope

Perché i parlamentari cambiano così facilmente partito? Ecco il nostro punto di vista riguardo questa curiosa domanda.

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Il conformista è come un bravo funambolo che non fa fatica a passare da un lato all’altro della corda. Come dice Gian Antonio Stella, i conformisti sono “ideologi folgorati nella via per Damasco”: un politico che ha militato per anni in una fazione, cambia completamente i suoi pensieri, le sue idee, per sposare quelle opposte. E’ come Gesù che si converte all’Islamismo, per spararne una grossa. Troppo grossa? Credo che in proporzione renda l’idea.  I ‘voltagabbana’, così simpaticamente chiamati, o anche ‘banderuole’ e ‘girelle’, ad ogni elezione approfittano per fare il cosiddetto “salto della quaglia”, loro sport preferito in questo periodo.
“I personaggi politici abbandonano il proprio partito per cambiamenti di rotta, per dissociazioni dalle linee programmatiche, per mancate candidature dei loro protetti, per svolte personali, ma in nessun caso ho sentito uno solo di essi rassegnare le dimissioni dal ruolo istituzionale che quel partito aveva loro assegnato”(Maria Caterina Pace, IDV). Si potrebbe stilare un lunghissimo elenco, visto che in media, 50 deputati cambiano casacca. Sarebbe troppo facile prendere di mira il buon vecchio Scilipoti, il più popolare di questi tempi.
Curiosando nei giornali online il primo nome che trovo è Michele Pisacane, vincitore (si fa per dire), per numero di partiti cambiati. E’ stato Ccd, Cdu, Forza Italia, Udeur, Udc. Ora invece è un ottimo “responsabile” – le virgolette sono d’obbligo – visto che ha contribuito a salvare Berlusconi.
Sul podio c’è sicuramente il più simpatico dei portavoce, non che il più incoerente a livello ideologico, Daniele Capezzone. Lui che difendeva svisceratamente idee e concetti fondanti dei Radicali. Si era pure azzardato a dire “Berlusconi è come Wanna Marchi”. Su Eluana Englaro, aveva tuonato sette anni fa che «nulla consente di chiamare “vita” le condizioni in cui versava visto che non poteva mai riprendere coscienza, essendo necrotizzata la sua corteccia cerebrale» avendo un «corpo senza vita […] alimentato con un sondino nasogastrico». Tre anni dopo, era ancora più sicuro: «Mi pare crudele che non si sia dato ascolto a questo papà e a questa mamma, i quali non hanno fatto altro che chiedere il rispetto della volontà della loro figlia». Quanto a chi sollevava dubbi sulla «dolce morte», come Girolamo Sirchia, non aveva dubbi: era un «talebano» che voleva «imporre a tutti quanti la sua fatwa». Rocco Buttiglione e Carlo Giovanardi, poi! Come potevano denunciare la legge sull’eutanasia olandese che consentiva di praticare l’eutanasia anche per i bambini al di sotto dei 12 anni, inclusi i neonati, con malattie incurabili? Lui sì lo sapeva, cosa bisognava fare: «l’eutanasia clandestina in Italia c’è già e nasce dalla contrattazione oscena e dolorosa tra medici e pazienti». Dunque «è necessario fare un’operazione analoga a quella che a suo tempo si è fatta per l’aborto: l’eutanasia deve essere portata alla luce, regolamentata e controllata». Lo mise anche nella mozione unitaria in 7 punti del Partito Radicale di cui era segretario.
Non è incredibile che ora la pensi all’opposto?
Questione di poltrone.
Quello che sta a monte a tutta questa faccenda, è che i politici non mostrano un minimo di dignità nel fare i voltagabbana. Il perché è da cercare sul fatto che manca una copertura rappresentativa, visto il porcellum della legge elettorale attuale prevede che i parlamentari siano nominati dai dirigenti di partito. Quindi i parlamentari non vivono nei sensi di colpa, visto che non devono rispondere a cittadini. E’ chiaro che quindi che sarebbe fondamentale cambiare la legge elettorale, per non sguinzagliare altri Scilipoti, Capezzone, Pisacane, ipernocivi a questo Paese.


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